Massimo Lovati, uno dei legali coinvolti nella vicenda legata all’ex procuratore Venditti, è stato ascoltato per quasi quattro ore in Procura a Brescia. All’uscita ha raccontato di essere stato trattato bene e di aver chiarito subito che era stato convocato per rendere dichiarazioni testimoniali, quindi con l’obbligo di dire la verità. Ha confermato senza esitazioni di aver ricevuto 15mila euro.
Secondo quanto riferisce lo stesso Lovati, anche gli altri due avvocati coinvolti, Soldani e Grassi, avrebbero ammesso di aver preso contanti. La differenza, dice, è che loro avrebbero sostenuto che fosse lui a “fare i conti”, mentre lui ribalta la versione: “I conti li facevano loro”.
Nonostante il tema delicato, Lovati ha descritto l’interrogatorio come una “chiacchierata simpatica”, spiegando di aver trovato un clima disteso. Ha detto anche di aver chiarito finalmente il motivo della sua convocazione, che all’inizio lo aveva preoccupato, soprattutto per quella strana qualifica di “Parte interessata” che non capiva. Prima di entrare aveva fatto sapere che, su eventuali domande riguardanti Andrea Sempio, avrebbe opposto il segreto professionale.
Ad accompagnarlo c’era il suo legale, Fabrizio Gallo, che però non poteva partecipare all’interrogatorio. Si è comunque presentato in tribunale per sostenerlo e per ribadire che la qualifica scelta dai pm è anomala, perché nel codice di procedura penale esistono solo due categorie quando una persona è chiamata senza avvocato: o è persona informata sui fatti, o è indagato.

