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venerdì, Marzo 29, 2024
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Da calciatore a consulente della felicità, il successo di Giuseppe grazie al mental coaching: “Vivo per rendere gli altri felici”

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«Ogni vittoria nasconde dei problemi, mentre ogni sconfitta li evidenzia». È questa una delle frasi più iconiche durante l’intervista a Giuseppe Costa, un consulente professionista che lavora con la mente dei professionisti aiutandoli ad ottenere prestazioni più elevate. Una figura professionale spesso associata a quella del mental coaching: «Anche se preferisco non definirmi in questo modo – spiega Giuseppe – se contestualizzata questa parola può essere legata alla mia professione».

Chi è Giuseppe Costa

Giuseppe nasce nel ’78 in Sicilia, da genitori siciliani. Poi, nel corso della sua adolescenza, si trasferisce a Milano per motivi lavorativi. Lì inizia la sua vita da atleta nel mondo del calcio, che è anche la sua più grande passione. Purtroppo, però, un giorno gli si presenta davanti un infortunio al ginocchio. Da quel momento inizia un periodo buio, complice la paura di ricadere nello stesso incubo. Ed effettivamente, alla prima partita dopo aver superato il problema al ginocchio, Giuseppe subisce ancora il medesimo infortunio.

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Da allora non ha voluto saperne. Certo, ai tempi la figura del mental coaching non esisteva ancora, ma con caparbietà il 44enne è riuscito a superare anche le barriere mentali che spesso impediscono di guardare oltre. Anche se si tratta di un infortunio al ginocchio.

Il mio più grande risultato lo vedo ogni giorno, quando riesco a vedere una persona felice“. Una persona, non un professionista. Perché Giuseppe sa bene che dietro ogni professionista, sia nel mondo dello sport che non, c’è un uomo con dei sentimenti, dei valori e dei sentimenti.

Un curriculum di tutto rispetto

Basterebbe già lo scopo di Giuseppe a rendere il suo lavoro nobile. Ed effettivamente il suo curriculum altro non è che la testimonianza dei risultati da lui ottenuti e raccontati nel corso dell’intervista ad InterNapoli.it

«Sono un esperto di comunicazione e sono sicuro che questa figura nei prossimi anni verrà riconosciuta sempre con maggior credito. La preparazione mentale, la forma, influisce dell’88% sulle prestazioni di un’atleta», ci racconta. Si parla di cifre da non prendere letteralmente in considerazione, ma per farsi una idea su quanto sia importante per ogni professionista essere in forma anche dal punto di vista mentale.

Giuseppe, infatti, pone all’attenzione due esempi. Il primo racchiude un po’ quello che è il contenuto dell’intervista in una frase: «Ogni vittoria nasconde dei problemi, mentre ogni sconfitta li evidenzia». Il riferimento, per gli appassionati di sport, è dei più chiari e riguarda la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali 2022 dopo aver vinto un anno prima l’Europeo battendo squadre come Belgio, Spagna ed Inghilterra.

E ancora, il secondo esempio, riguarda quegli professionisti che non hanno saputo reggere al massimo le pressioni alle quali erano sottoposti. Quanti giocatori conosci che, pur avendo un grande potenziale, non sono mai riusciti ad emergere?”: è questa la domanda posta all’attenzione di Giuseppe. E le risposte sono tante e tutte diverse.

In ogni caso, la figura del mental coach è – come affermato dal consulente – sempre più diffusa in Italia. «In futuro questo ruolo sarà ricoperto sempre in più aziende».

La tecnica di Giuseppe ‘Gioco di testa’

Giuseppe spiega anche le tecniche acquisite e ideate durante il suo percorso.

«Mettendo insieme le mie tecniche di coaching, ho creato il mio metodo ‘Gioco di testa’. Giocare con la testa è qualcosa di particolare. Quindi accompagno la persona o l’atleta nel viaggio di consapevolezza per il raggiungimento della prestazione ed espressione del suo massimo potenziale. In modo semplice, veloce e garantito. Bisogna capire quali sono le ‘psicotrappole’ che stanno condizionando il soggetto, magari impedendogli di performare».

Le modalità di lavoro

Una curiosità, ovviamente, riguarda anche le modalità di lavoro. In presenza o da remoto?

«Nel momento in cui un’azienda, un gruppo o una squadra – di qualsiasi sport – mi chiamano, è chiaro che io lavori di presenza. Lavoro affianco del tecnico e sono al suo supporto. Ma lui si intende di tecnica, così come il preparatore atletico si intende di altro ancora. E quindi il mio compito è avvisare l’allenatore sulle cose che percepisco durante il mio percorso. Personalmente preferisco lavorare da vicino, ma capita anche di operare da remoto, a distanza. In quel caso, cerco di capire cosa vuole la persona dalla vita e da quel momento mi adopero per iniziare il nostro percorso».

Insomma, con la sua storia Giuseppe ha imparato tante cose. Per poi insegnarle. Tra queste, la forza di non arrendersi mai anche quando sembra che le cosa vadano per il verso più sbagliato possibile. Poi, si rivolge ai giovani attratti dalla figura professionale del mental coaching, a cui consiglia di studiare. «In Italia i professionisti non mancano, ma consiglio a chi vuole approcciarsi a questo lavoro di studiare tanto».

 

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Alessandro Pirozzi
Alessandro Pirozzi
Mi presento: mi chiamo Alessandro Pirozzi, sono nato a Napoli ed ho 23 anni. Sono iscritto all'albo dei giornalisti dal 2019 ed amo profondamente la comunicazione, specie quella digitale. Dopo essermi diplomato in un istituto alberghiero, ho iniziato a 18 anni il mio percorso lavorativo con InterNapoli.it nel 2016, collaborando anche in qualità di freelancer con diverse testate digitali come Blasting News. Ho scritto per 'Cronache di Spogliatoio', giornale sportivo online, e per la testata locale AbbiAbbè.it.
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