Il rione Don Guanella per anni è stato il personalissimo bancomat del clan Lo Russo e dei suoi capi. Una ‘base operativa’ attraverso cui coprire le spese maggiori, quelle dei carcerati, introiti garantiti dalle sue piazze di spaccio vera e propria ‘manna’ per i capitoni di Miano. A spiegare la gestione di quel comparto criminale è stato lo stesso Carlo Lo Russo, un tempo ‘padre padrone’ del clan (fino alla fine del 2015) e poi collaboratore di giustizia:«Le piazze del Don Guanella, una di esse è gestita da tale Angiulillo, che dava 2milaeuro al mese a Tonino figlio di Peppe che è detenuto a Opera. Il guadagno nostro poi era sulla vendita che era a 48mila euro. Mariano ed Enzo si occupavano di questo. Il prezzo di vendita era più o meno sempre questo, escluso Marco Corona e Ciro Perfetto che avevano un prezzo di favore…Ciro Perfetto vendeva ai Quartieri Spagnoli e ai fratelli Gotta che abitano nel mio palazzo…altra piazza era gestita da Carletto cioè Davide Carlo che dava
le mesate a Lellè. Vendevamo a 48 alla Masseria Cardone (e, dunque, ai Licciardi), pretendendo in cambio un’entrata fissa mensile. Insomma dalle piazze del Don Guanella all’incirca uscivano le spese per i carcerati». Una piazza talmente importante che ‘zì Carlo’ ne aveva affidato la gestione ad un fedelissimo, Ciro Perfetto.
«I carcerati ‘pagati’ con le piazze del Don Guanella», il rione ‘bancomat’ dei Lo Russo
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