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giovedì, Aprile 25, 2024
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Il boss ‘laureato’ Augusto La Torre a processo, accusò magistrati e giornalisti

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Dovrà comparire il 26 febbraio prossimo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Napoli il boss della camorra casertana Augusto La Torre, imputato per diffamazione a mezzo stampa commessa ai danni di un giornalista casertano, il 30enne Giuseppe Tallino. Questi era stato definito «pseudo-giornalista» da La Torre, nel corso di un’intervista resa dal boss nel giugno 2018 ad un sito casertano. La Torre, definito il boss psicologo per aver preso la laurea in carcere, è detenuto dal 1996 dopo aver guidato con mano sanguinaria l’omonimo clan operante nel comune del litorale casertano di Mondragone, in sintonia ma spesso anche in disaccordo con i potenti Casalesi; autoaccusatosi di una cinquantina di omicidi, è divenuto anche collaboratore di giustizia salvo poi essere in sostanza «scaricato» dall’autorità giudiziaria, che ha definito la sua collaborazione riduttiva.

Nel corso dell’intervista La Torre se l’è presa con i pm accusati di accanimento investigativo nei suoi confronti o di mala gestione dei pentiti a suo danno, e con il giovane cronista che lavora al quotidiano «Cronache di Caserta», e che con coraggio si è occupato proprio del boss; Tallino, definito anche «lecchino che non solo scrive menzogne, ma non legge gli atti processuali», lo ha però querelato. Il boss ha attaccato tutti coloro che a suo dire vogliono tenerlo in carcere. È peraltro in corso al Tribunale di Isernia un contenzioso sul cumulo di pene per le tante condanne ricevute da La Torre

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