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sabato, Aprile 27, 2024
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Il vescovo di Napoli contro l’autonomia differenziata: “Sud indebolito, i ricchi lo saranno di più”

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L’arcivescovo di Napoli si esprime circa l’autonomia differenziata dopo le critiche del Vaticano.

L’arcivescovo sull”autonomia differenziata

L’autonomia differenziata «contiene nel suo corpo la divisione, intesa come volontà egoistica e come perverso progetto politico. La volontà egoistica dei ricchi e dei territori ricchi, il progetto, antico di poco più di quarant’anni fa, di dividere l’Italia, separando il suo Nord, divenuto opulento con le braccia e l’intelligenza dei meridionali, da quel Sud impoverito dalla perdita di risorse, di forze fisiche e intellettuali, svuotato progressivamente di fondamentali ricchezze al posto delle quali sono arrivati a fiumi inganni e false promesse». Già il Vaticano, con il suo segretario di Stato Pietro Parolin, aveva criticato l’Autonomia differenziata. Ora con chiarezza e durezza lo fa anche don
Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli.

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«La stessa parola, “differenziata” – prosegue il presule, in una lunga riflessione -significa che l’autonomia non è uguale per tutte le regioni, che essa, appunto, si differenzia tra quelle forti, che con l’autonomia diventeranno più forti, dalle regioni deboli, che paradossalmente diventeranno più deboli. Insomma, si realizza, anche nelle istituzioni, quella dinamica che legittima l’ingiustizia più grave. Quella che fa i pochi ricchi nel mondo più ricchi e il novanta per cento degli esseri umani più poveri».
Ma, secondo il vescovo di Napoli, «c’è anche un fatto che rende più grave la decisione del Senato e delle forze politiche che l’hanno determinata. Questa trasformazione nel Paese avviene quando due debolezze si intrecciano pericolosamente, quella della politica e quella del Meridione. Basterebbe solo questo per accendere le menti più attente e i cuori più sensibili. E per comprendere meglio che quella parola, accompagnata dal più breve articolo, incomprensibile per la povera gente, i Lep (anche questo a coprire la furbizia dei potenti), risulterà ingannevole anche quando lo Stato, che non ha più soldi, trovasse i tanti miliardi che servirebbero per attuarli».

«Il vero inizio del buon cambiamento – prosegue il vescovo – si avrà quando tutti partiremo dal Sud. Per una sola volta gli altri, che sono “lontani”, scendano qui.
Idealmente si diventi tutti insieme Sud per coglierne tutto il dolore e insieme tutta la sua grandezza, per fare più ricca tutta l’Italia con il prezioso contributo del
Mezzogiorno». Infine, un’esortazione: «Che il Vangelo e la Costituzione, in questo tempo complesso e difficile, che chiede la generosità e l’impegno politico di tutti, ci tolgano il sonno, divengano un peso sulla nostra coscienza, fino a quando ogni riforma e ogni legge, anche la più piccola, non sia orientata al bene di tutti, iniziando dai più fragili», così da far crescere «una comunità rinnovata, fondata sulla solidarietà, sulla giustizia, sulla pace».

 

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