Blitz contro l’immigrazione clandestina, 34 arresti tra Napoli e provincia. In manette sono finiti Vincenzo Sangiovanni, Aniello Annunziata, Gaetano Cola, Roberto Lombardo, Autilia Miranda, Gennaro Maturo, Mario Casillo, Gennaro Esposito, Santolo Di Genua, Mohammad Towhid ‘Kamal’, Nicola Mariano Boccia.
Applicata la misura degli arresti domiciliari nei confronti di Melanie Seeber, Rosita Catapao, Giuseppe Menzione, Ripon Abudr Razzak, Saiful Md, Fabrizione Cerrone, Guglielmo Acciarino, Giustino Grimaldi, Massimo Centomani, Mario Nippoli, Nunzio Sangiovanni, Ashaduz Zaman, Fazlul Karim, Vittorio Malfettone, Maria Polisi, Marco Mohammed, Rasel Ali Mir, Domenico La Manna, Rafique Sheikh, Giuseppe Sohave Mohammed, Guido Albano.
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Immigrazione clandestina nel Napoletano, 3 avvocati gestivano i Caf
Nell’ambito di indagini coordinate e dirette da questa Procura della Repubblica – Direzione
Distrettuale Antimafia, la Polizia di Stato, oggi, ha proceduto all’esecuzione di
un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, personali e reali emessa dal G.I.P. presso il
Tribunale di Napoli nei confronti di 45 persone.
Dunque sono indagate, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere, finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, estorsione aggravata dal metodo mafioso, falso ideologico e truffa.
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Tra le persone destinatarie della misura risultano anche alcuni avvocati, titolari di C.A.F. operanti nei paesi vesuviani, oltre ad affiliati al clan Fabbrocino. Sono stati, inoltre, sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari 23 soggetti, tra i quali molteplici collaboratori dei predetti professionisti nonché numerosi mediatori stranieri, ed alla misura dell’obbligo di presentazione alla P.G. undici datori di lavoro che avrebbero messo a disposizione le proprie realtà aziendali per false assunzioni di cittadini extra Ue.
Le parole di Gratteri sull’indagine contro l’immigrazione clandestina
Il capo della Procura, Nicola Gratteri, ha dichiarato nella conferenza stampa: “L’organizzazione aveva a capo tre avvocati che gestivano Caf. Chiedevano 10mila euro per ogni immigrato, soprattutto dal Bangladesh attraverso assunzioni fittizie. Attività ha reso milioni di euro e uno degli avvocati ha comprato una Ferrari“. I legali agivano nell’area vesuviana e nolana.
Il sequestro milionario
Infine, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni e rapporti assicurativi per un valore complessivo di circa due milioni di euro. L’attività svolta avrebbe evidenziato l’esistenza, in Campania, soprattutto nei Comuni di San Giuseppe Vesuviano ed Ottaviano – area caratterizzata dalla presenza di una fiorente comunità di cittadini del Bangladesh – di tre distinte associazioni per delinquere, messe in piedi da altrettanti avvocati e da gestori di alcuni Centri Autorizzati di Assistenza Fiscale.
Volevano lucrare su cittadini extracomunitari interessati ad entrare in Italia o a regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale. Sfruttando le criticità della normativa relativa alle procedure di programmazione dei flussi d’ingresso in Italia di stranieri il cosiddetto Decreti Flussi.
I mediatori
Dalle indagini, corroborate da attività tecnica ed articolatesi in servizi di osservazione, nonché in approfondite analisi della documentazione acquisita presso gli uffici competenti sarebbe emerso che i menzionati promotori delle associazioni, in accordo con datori di lavoro compiacenti e mediatori bengalesi avvalendosi, per le attività istruttorie, di numerosi collaboratori, sistematicamente avrebbero istruito ed inoltrato fittizie richieste di assunzione di aspiranti lavoratori extracomunitari.
A tale scopo, e dietro lauto compenso, i legali e gestori di C.A.F. avrebbero procurato agli interessati la documentazione, ideologicamente falsa, richiesta dalla normativa sui flussi migratori per un regolare ingresso in Italia.
Soprattutto quella attinente ad una disponibilità all’assunzione di imprenditori in realtà inesistente e all’idoneità degli alloggi in cui i lavoratori avrebbero dovuto essere ospitati, asseverando, in qualità di professionisti qualificati, la conformità alla legge di istanze corredate da documentazione truffaldina.
In manette anche un appartenente alle forze dell’ordine
I promotori indagati – utilizzando identità digitali (Spid) di altri associati ( tra cui un appartenente alle FF.OO) avrebbero inoltrato complessivamente diverse migliaia di richieste di nulla osta, con l’effetto finale, qualora le pratiche truffaldine trattate avessero superato lo sbarramento temporale del meccanismo del c.d. click day, di favorire l’immigrazione clandestina.
Dall’attività investigativa sarebbe emerso che in alcuni casi gli stranieri, per assicurarsi il buon esito della propria istanza di assunzione, erano disposti a corrispondere soldi, per il tramite di intermediari loro connazionali, anch’essi lautamente ricompensati dalle organizzazioni. Infine le somme di denaro raggiungevano i 9.000 euro, generando in tal modo un giro d’affari di svariati milioni di euro.