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HomeCronacaIn arrivo il risarcimento per la moglie del boss di camorra

In arrivo il risarcimento per la moglie del boss di camorra

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La IV sezione penale della Suprema Corte, in accoglimento delle ragioni giuridiche
formulate dal cassazionista Dario Vannetiello, ha annullato l’ordinanza con la quale la Corte di appello di Napoli aveva rigettato la richiesta di riparazione per ingiusta detenzione formulata da Annamaria Rame .

Il recente annullamento è stato preceduto alcuni anni fa da altra sentenza di
annullamento della Corte di cassazione, emessa in data 24 giugno 2018 con la quale fu
annullata la sentenza di condanna di Rame ad anni 12 di reclusione,
seguita poi anche da una definitiva assoluzione in sede di giudizio di rinvio in data
17 gennaio 2019.

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Accusata di aver sostituito il boss Pagnozzi

La donna era accusata di aver sostituito il marito Domenico Pagnozzi nella
direzione del clan, operante, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, sia nelle
province di Benevento ed Avellino che nella città di Roma, accusa poi franata nel
corso degli anni grazie al lavoro della difesa, sempre rappresentata dall’avvocato
Vannetiello.

Secondo la Corte partenopea ad impedire il risarcimento dello Stato sarebbe stata
la condotta gravemente colposa posta in essere dalla donna, la quale avrebbe
comunicato con altri ritenuti sodali mediante numerosi messaggi criptici, oltre ad
avere plurimi rapporti di frequentazione con persone poi ritenute appartenenti al clan.

I motivi del risarcimento alla moglie del boss del clan Pagnozzi

L’invocato risarcimento è relativo ad un periodo carcerario molto consistente,
pari ad anni 2, mesi 8 e giorni 15 di detenzione ingiustamente patita, in relazione al quale la difesa ha formulato richiesta di risarcimento pari a 232.282,70, per i soli giorni di detenzione carceraria subita, somma alla quale andrebbero ad aggiungersi
gli ulteriori danni di natura morale, sociale e psichica che la carcerazione ha prodotto,
oltre al nocumento subito dalla società Premier Energy, che all’epoca era guidata
dalla Rame.

Tale società, oggetto di sequestro da parte del Tribunale di Roma, fu successivamente anche restituita dallo stesso Tribunale di Roma alla moglie boss alla luce della perfetta regolarità della attività.

Sulla richiesta di risarcimento, a seguito dell’annullamento disposto dalla Cassazione, dovrà decidere un diverso collegio della Corte di appello di Napoli. Va ricordato che, agli inizi degli anni 2000, la donna già fu tratta in arresto con l’accusa di intraneità al clan Pagnozzi, ma fu all’epoca immediatamente rimessa in libertà dal Tribunale del riesame Napoli, poi assolta già in primo grado ed infine anche risarcita.

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