Un gruppo con un’ampia disponibilità di armi. Questa la ‘fotografia’ emersa dalla recente ordinanza di custodia cautelare che un mese fa ha portato in carcere i componenti del gruppo Calone-Esposito-Marsicano di Pianura. Armi ottenute con grande facilità dal gruppo come si evince da una serie di intercettazioni della squadra mobile allegate al recente provvedimento. In una ‘conversazione’ captata dagli agenti e risalente al 13 novembre 2021, Emanuele Marsicano, ritenuto uno dei capi del nuovo gruppo emergente insieme al suocero Renato Esposito e un altro affiliato (tutti finiti oggi in carcere) esprimono tutto il loro rammarico per il sequestro dell’Ak47 da parte della Polizia. Secondo gli inquirenti, inoltre, si tratterebbe della stessa arma utilizzata per un raid ai danni del titolare di un autolavaggio che cade proprio nella zona di competenza del nuovo clan malavitoso.
L’arma da guerra, chiamata gergalmente ‘kalash’, fu sequestrata il giorno prima dell’intercettazione. “Meno male che ieri l’erba non…”, dice Esposito, anche lui ritenuto vertice del gruppo criminale, facendo riferimento all’esiguo sequestro di droga subìto. “Eh Carlo, tu ti preoccupi dell’erba (la droga, ndr). Si sono preso il pezzo più potente che tenevamo”, replica Emanuele Marsicano, facendo riferito all’AK47. “Lo ricompriamo Manuè (Manuele, ndr)”, dice uno degli altri arrestati Paolo Ciotola. E Marsicano risponde “…dove lo troviamo nel paese con il bordello? (con la confusione che c’è nel quartiere, ndr)”. Ciotola replica dicendo a Marsicano che il cognato (di Marsicano, ndr) ce l’ha.