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martedì, Aprile 23, 2024
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La guerra ai Moccia, l’omicidio Casone, alleanze e parentele: l’ascesa di Renato Napoleone dietro la nascita del gruppo della 167 di Arzano

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Le indagini più recenti sulle attività illecite svolte nel comune di Arzano hanno consentito di verificare l’operatività, sin dal febbraio 2014, di un gruppo criminale, nato in seno al clan Amato-Pagano, che ha sostituito, dopo averlo fisicamente eliminato, Ciro Casone, già referente del clan Moccia. Dagli atti giudiziari emerge, infatti, che il comune di Arzano ha sempre rappresentato una sorta di “terra cuscinetto ” tra i gruppi di camorra di Napoli Nord dei territori di Afragola e Casoria. Ma ora raccontiamo con ordine la storia che ha portato alla nascita del gruppo criminale della 167 di Arzano, recentemente sgominato in seguito ad una brillante operazione delle forze dell’ordine

La vendita della droga e l’egemonia degli Amato-Pagano

Inizialmente era consentito esclusivamente trattare acquisti e vendite di stupefacente all’ingrosso. In particolare era venduta la cocaina attraverso i cosìdetti “passaggi di mano”, per lo più gestiti da affiliati degli Amato-Pagano (su tutti Napoleone Renato), i cui capi da circa un ventennio erano egemoni nel settore, veicolando la vendita al dettaglio della merce sulle piazze di spaccio presenti in provincia di Napoli e nelle regioni limitrofe, ma comunque al di fuori dell’area di dominio del cartello scissionista, nel cui ambito gli Amato-Pagano avevano la leadership.

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Il divieto di vendere la droga

Esistevano sul territorio residuali punti di spaccio di marijuana, per lo più gestiti da soggetti in ogni caso legati agli Amato-Pagano, da vincoli di parentela, come Giosuè Belgiorno cl. 89, figlioccio di Cesare Pagano, alcuni suoi amici e, da ultimo, persone di assoluta fiducia del capo, come appunto il Napoleone. L’imposizione di tale divieto aveva creato, come già illustrato, tensioni. In particolare, già nel 2008/2009 Napoleone aveva tentato di aprire ad Arzano “piazze di spaccio” per la vendita di cocaina, sul modello di quelle operative a Melito e Secondigliano, scatenando la reazione di affiliati del clan Moccia, tanto che vi fu anche uno scontro armato tra i tre affiliati Amato-Pagano ed alcuni personaggi di Casoria affiliati al clan Moccia.

Cesare Pagano fece da paciere tra i Moccia e gli Scissionisti

In quell’occasione l’intervento deciso di Cesare Pagano, capo del clan, aveva ristabilito l’ordine e ricomposto i rapporti con i Moccia. Invero, anche tra gli affiliati a quest’ultima compagine la limitazione creava malcontenti, perché impediva loro di accedere ad un mercato ricco e fiorente, che garantiva entrate notevoli a chi lo gestiva, anche nella fase della vendita al dettaglio (piazze di spaccio), come chiaramente ostentato dagli affiliati ai gruppi di “Secondigliano/Melito”. Ne è derivata una pericolosa involuzione dei rapporti tra i due clan e la progressiva violazione dei vecchi patti, resa possibile dallo “sfaldamento” territoriale della compagine/madre dovuta ai numerosi provvedimenti giudiziari (dal 2010 ad oggi) che hanno decapitato i vertici del clan Amato-Pagano e fortemente ridimensionato quelli del clan Moccia, consentendo ai loro luogotenenti di assumere iniziative in precedenza inimmaginabili.

Casone e Napoleone, ciascuno nel proprio alveo criminale, pur mantenendo i contatti con i rispettivi clan d’origine, fondavano dei sottogruppi, gestiti con la collaborazione di uomini fidati, per assumere il controllo totale del territorio di Arzano e degli affari illeciti lì svolti, infrangendo il precedente patto di non belligeranza siglato dai capi storici e ponendo le premesse per la conquista di un primo spazio di autonomia dei loro gruppi che, come si vedrà, per il gruppo fondato da Napoleone, diventerà progressivamente sempre più ampio.

Casone, invece, referente su Arzano del clan Moccia, con il beneplacito di Pellino Modestino, all’epoca “senatore” di maggior spessore presente sul territorio (pur se al soggiorno obbligato a Terracina, nell’estate del 2012) entrava nel mercato della vendita all’ingrosso e al dettaglio della droga, individuando quale fornitore privilegiato il clan della Vinella Grassi Alle mire espansionistiche del Casone si contrapponeva l’esigenza di Napoleone Renato e di Russo Francesco Paolo, killer del clan AMATO-PAGANO, di trovare un proprio spazio nel panorama criminale dell’area nord di Napoli, avendo subito nel 2013 il “grave smacco ” di essere relegati in condizione secondaria da Riccio Mario, detto Mariano, all’epoca unico capo del clan presente sul territorio, pur se latitante.

Riccio, infatti, tra la fine del 2012 e i primi mesi del 2013, in pieno svolgimento la terza faida di Scampia (che vedeva il clan, alleato alla Vinella Grassi, contrapporsi agli ABETE-ABBINANTE), decideva, unitamente al fratello Alfonso, di attribuire ruoli di responsabilità nella gestione degli affari illeciti del gruppo a soggetti non storicamente legati alla vecchia dirigenza (come appunto il Napoleone ed il Russo), ma di nuova affiliazione, provenienti da Marano, sua terra di origine. Ne derivava che il Russo veniva esautorato dalla gestione del settore degli stupefacenti e dai rapporti diretti con gli alleati della Vinella Grassi, nella quale subentrava Ruggiero Antonio, poi ucciso il 13.3.20147.

Così Napoleone veniva relegato ai margini del gruppo e non coinvolto nelle strategie della faida e nelle operazioni di controllo armato del territorio, pur avendo espresso più volte la propria disponibilità, nonostante la detenzione in comunità. In tale contesto i due, in posizione di rilievo nel clan, in quota sui proventi della vendita all’ingrosso ed al dettaglio della droga, si vedevano costretti a subire le scelte del nuovo capo, subendo anche perdite economiche e non potevano non covare propositi di rivalsa. Infatti, entrambi, pur rimanendo formalmente legati a Riccio, si avvicinavano a Pagano Rosaria.

E’ opportuno evidenziare che in quel periodo la vendita all’ingrosso della cocaina nel clan Amato-Pagano era ripartita tra le due anime del gruppo. La quota di pertinenza dì  Cesare Pagano era gestita dal genero Mariano Riccio che la distribuiva sul territorio per il tramite degli alleati della Vinella Grassi: la quota di pertinenza Amato era gestita da Rosaria Parano, sorella di Cesare, vedova di Pietro Amato, fratello di Raffaele (tutti capi fondatori del clan), madre di Carmine e Raffaele jr, successori in pectore ai vertici del clan, detenuti al 41 bis, che la distribuiva ad un prezzo inferiore a quello fissato dal nipote acquisito, sia ai gruppi di Secondigliano/Scampia, sia agli altri clan napoletani, ma soprattutto della provincia, giovandosi dei vecchi e consolidati rapporti che la famiglia Amato aveva da sempre con le compagini storiche sia dell’area nord, quanto dell’area vesuviana.

L’avvicinamento di Napoleone e Russo a Rosaria Pagano li poneva nella condizione di poter disporre di forniture di cocaina a prezzi competitivi, quindi più facilmente smerciabili sul territorio, senza mai interrompere i rapporti con i vinelliani, con i quali erano comunque in affari e sulla cui “amicizia” avrebbero potuto contare in caso di necessità, come effettivamente avveniva in occasione dell’omicidio del Casone. Il ruolo di Napoleone nel clan Amato-Pagano si rinforzava subito dopo la cattura il 4.2.2014 di Mariano Riccio (latitante dal maggio 2011) e con il definitivo comando del clan assunto in piena autonomia da Rosaria Pagano (poi arrestata il 17.1.2017).

Da quel momento il Napoleone assumeva il ruolo di referente della donna nella gestione della vendita all’ingrosso di tutta la cocaina che il clan importava dall’estero e che, poi, rivendeva al clan della Vinella Grassi (il cui capo libero sul territorio era Accurso Antonio, attuale collaboratore di giustizia) per la distribuzione sul territorio di Napoli e zone limitrofe, ad eccezione dei comuni di Melito, Mugnano ed Arzano.

Il progetto egemonico del Napoleone si spingeva sino ad Arzano, territorio sul quale aprire piazze di spaccio di cocaina, come già aveva provato nel 2008-2009, allorquando veniva bloccato da Cesare Pagano. Arzano era la sua terra di origine, da lì era partita la sua carriera criminale e ancora manteneva saldi rapporti e contatti con la criminalità locale, in particolare nel settore della vendita della marijuana, proprio per il tramite della famiglia Cristiano. Pasquale ed il padre Pietro operavano da tempo sul territorio di Arzano, già quando era feudo dei Di Lauro (oltre che dei Moccia) e, al pari del Napoleone, erano affiliati al sottogruppo dei Girardi – i fratelli Ciro e Domenico – per conto dei quali gestivano una piazza di erba, “nelle palazzine”, ossia il complesso abitativo popolare della 167. I Cristiano ed i Girardi erano anche tra loro parenti, infatti la figlia di Pietro Cristiano, sorella di Pasquale, Anna, sposava Girardi Domenico. L’omicidio dei fratelli Girardi nel 2006 rinsaldava definitivamente il legame con il clan Amato-Pagano

Poco dopo l’uccisione di Girardi Domenico, la vedova Anna Cristiano iniziava una relazione con Renato Napoleone, per poi iniziarne successivamente una con Vincenzo Mormile. Successivamente Napoleone sposava Antonietta Gambino, sorella di Angelo Gambino Antonio, componente di un’altra famiglia storica di Arzano ed il giovane cognato diveniva suo uomo di fiducia. Dopo l’omicidio dei fratelli Girardi i rapporti degli Amato-Pagano con i “moccianì ” ad Arzano venivano tenuti proprio da Renato Napoleone.

Da ciò si evince che la famiglia Cristoano aveva da sempre avuto contatti con i “clan di Secondigliano” e dal 2005- 2006 aveva un rapporto privilegiato con esponenti di vertice della compagine, come Napoleone. Peraltro, i propositi espansionistici di Napoleone e dei suoi fedeli non erano limitati al settore della droga, ma si estendevano anche a quello delle estorsioni, storicamente “mocciano” e lo scontro tra le due fazioni era inevitabile. L’epilogo è stato dei peggiori: il Casone (come detto referente dei Moccia sul territorio di Arzano, essendo CIMINI Domenico alias Mìmmuccio o prevete detenuto) veniva ucciso il 26.2.2014 insieme a  Vincenzo Ferrante, da un commando. Da quel momento il gruppo facente capo a Napoleone Renato ed ai Cristiano assumeva il comando di Arzano.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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