Si difende il poliziotto Oscar Vesevo sulla scomparsa della pen drive dal covo di Michele Zagaria, quest’ultima conterrebbe i segreti del capoclan. “Non ho preso alcuna pen drive dal covo di Michele Zagaria, durante le operazioni di cattura sono stato tutto il tempo nel corridoio a scavare per trovare il bunker. E senza di me il capo dei Casalesi non sarebbe stato catturato” ha dichiarato il poliziotto.
La pen drive di Michele Zagaria
Oscar Vesevo è imputato per la scomparsa della pen drive dal covo in cui venne ritrovato il boss dei Casalesi Michele Zagaria. Al Tribunale di Napoli Nord Vesevo ha dichiarato di non aver preso la pen drive e che anzi la sua presenza del blitz fu fondamentale per la riuscita. Vesevo è accusato di corruzione e accesso abusivo a sistemi informatici in uso alla polizia. La pennetta avrebbe contenuto i segreti del boss dei Casalesi, “la taglia” sull’archivio digitale pare quindi essere molto alta.
Oscar Vesevo è infatti anche accusato di aver venduto i segreti digitali di Michele Zagaria ad Orlando Fontana imprenditore ritenuto colluso con il clan dei Casalesi. Quest’ultimo avrebbe ottenuto la pen drive da Vesevo per la somma di 50mila euro. In un altro processo Vesevo è stato però assolto dall’accusa di “vendita” ma in aula si dubita ancora di lui. Il poliziotto all’epoca dei fatti era parte della Squadra Mobile di Napoli, Vesevo ha raccontato i la mattina dell’arresto del boss Michele Zagaria.
Le accuse al poliziotto Oscar Vesevo
“Eravamo in quattro nel corridoio della casa di Rosaria Massa e Vincenzo Inquieto (i due coniugi arrestati e condannati per favoreggiamento), io sapevo dove era il bunker, e così scavavamo; c’era poi un poliziotto della Mobile alla fine del corridoio che controllava che non entrasse altra gente, visto che davanti casa c’erano tantissime persone“. Ad accusare Vesevo è stata Rosaria Massa. La donna ha infatti dichiarato di aver visto Vesevo prendere dal covo una pen drive con un portachiavi a forme di cuore della Swarovski. Massa ha poi specificato che la penna era in realtà di proprietà della figlia di Zagaria e che probabilmente contenga solo canzoni e foto.