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domenica, Giugno 23, 2024
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La svolta imprenditoriale del clan Di Lauro, accordi con Licciardi e Vanella-Grassi per le aste giudiziarie

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Vincenzo Di Lauro, figlio del capoclan Paolo Di Lauro, il cantante neomelodico Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, sono tra le 27 persone arrestate all’alba dal Ros e dai carabinieri di Napoli nell’ambito di un’indagine della Dda (sostituti procuratori Giugliano e De Marco) sulle attività imprenditoriali e finanziarie del clan di Secondigliano.

I carabinieri hanno anche sequestrato beni per 8 milioni di euro. Le investigazioni, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, dirette a ricostruire l’operatività del clan DI LAURO nell’arco di tempo tra il 2017 ed il 2021, in continuità rispetto alle indagini per la cattura del latitante DI LAURO Marco (arrestato il 2 marzo 2019), hanno documentato la ristrutturazione organizzativa della consorteria pur nel rispetto delle tradizionali regole imposte da DI LAURO Paolo (Ciruzzo o Milionario detenuto al 41bis O.P. dal 2005 e non indagato), tra cui l’assunzione del comando da parte del fratello maggiore d’età non detenuto.

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Le indagini hanno consentito di ricostruire, oltre alle tradizionali attività illecite quali stupefacenti, estorsioni ed altro, tra cui le minacce ai familiari di un collaboratore di giustizia, una vera e propria “svolta imprenditoriale” quale scelta di fondo del clan DI LAURO che, abbandonando quasi del tutto l’opzione militare, che ha visto la consorteria soccombente rispetto agli Scissionisti nelle sanguinose faide per il controllo del territorio e delle piazze di spaccio. In questa prospettiva strategica si collocano le attività imprenditoriali e finanziarie, con ingenti investimenti nel settore delle aste giudiziarie immobiliari, in cui gli affiliati ponevano in essere condotte di turbata libertà degli incanti, attraverso minacce rivolte ad altri partecipanti per costringerli a non presentarsi, permettendo di fatto agli emissari del sodalizio di aggiudicarsi gli immobili, la cui successiva rivendita avrebbe finanziato le ulteriori attività illecite del sodalizio.

Nel contesto, veniva rilevata una sorta di joint venture, ovvero una vera e propria alleanza organica o partnership, quale forma di stretta collaborazione tra varie organizzazioni operanti in Secondigliano, come i LICCIARDI e la VINELLA GRASSI, finalizzata al raggiungimento di comuni interessi economici come l’aggiudicazione di aste immobiliari ovvero l’intervento per la revoca di richieste estorsive rivolte a imprenditori vicini al clan DI LAURO da parte di terze organizzazioni criminali.

Gli investimenti in attività meno rischiose rispetto al passato hanno anche riguardato la costituzione di alcune società fittiziamente intestate a terzi (ora sottoposte a sequestro), attraverso cui l’organizzazione gestiva una nota palestra, una sala scommesse e alcuni supermercati nonché il settore del contrabbando dei tabacchi lavorati esteri. Infatti, in quest’ultima attività illecita è stata cristallizzata l’esistenza di un’associazione a delinquere, stabile e transnazionale, diretta dal clan DI LAURO, finalizzata al traffico di tabacchi, con importazioni da paesi dell’Est europeo, quali Bulgaria e Ucraina di circa 1500 Kg di sigarette, caratterizzata da un sistema di distribuzione sul mercato campano, attraverso una rete di grossisti che rifornivano, in conto vendita, i rivenditori al dettaglio e da cui, settimanalmente, venivano prelevate le somme di denaro relative al pagamento delle forniture.

Tra i reati contestati anche il concorso esterno in associazione mafiosa, la turbativa d’asta, e l’aggravante della transnazionalità legata al contrabbando di sigarette.

Secondo quanto emerso dalle indagini del Ros, dei carabinieri del comando provinciale di Napoli e della Dda – che all’alba hanno arrestato 27 persone ritenute legate al clan Di Lauro Secondigliano – l’aspirazione imprenditoriale ha trasformato l’organizzazione malavitosa. Il clan Di Lauro investiva anche in società di abbigliamento e creava brand, insieme con il cantante neomelodico palermitano Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli, come quello denominato “Corleone”. Anche la bevanda energetica “9 mm” (il cu nome richiama al calibro delle pistole), come il marchio d’abbigliamento ammiccante al mondo della criminalità organizzata, sarebbe riconducibile al clan fondato da Paolo Di Lauro, detto “ciruzzo o’ milionario”.

In sostanza, secondo gli inquirenti, è stata messa in piedi una sorta di “Di Lauro spa”, che si è prodotta in investimenti in attività ritenute meno rischiose attraverso società intestate a prestanome, oggi oggetto di sequestro, con le quali il clan gestiva, per esempio, una nota palestra, una sala scommesse e alcuni supermercati. Anche il contrabbando di sigarette dall’est, in particolare dalla Bulgaria e dall’Ucraina, faceva parte del “core business” dei Di Lauro, con l’importazione circa una tonnellata e mezza di “bionde” che hanno rifornito i mercati illegali. Con un investimento di mezzo milione di euro, inoltre, secondo gli investigatori, reso possibile dai vertici del clan Di Lauro, dal cantante neomelodico Tony Colombo e dalla moglie Tina Rispoli, è stata messa in piedi una fabbrica di sigarette (già sequestrata) per confezionare pacchetti di sigarette con tabacco estero da vendere in Italia e all’estero. Le indagini dei carabinieri del Ros, del comando provinciale di Napoli e della Dda, si sono concentrate in particolare nell’arco di tempo che va tra il 2017 e il 2021: emerse attività illecite come lo spaccio di droga, estorsioni, minacce ai familiari di un pentito e anche agli imprenditori che partecipavano alle aste giudiziarie per costringerli a desistere. Inoltre, anche grazie al supporto dei clan Licciardi e Vinella Grassi, venivano revocate le richieste estorsive agli imprenditori riconducibili alla famiglia Di Lauro.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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