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mercoledì, Aprile 24, 2024
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ESCLUSIVA. Vittima dell’usura suicida a Giugliano, le ultime parole di Giuseppe: “Ho pagato per 4 anni, ora non ce la faccio più”

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Lasciò una lettera nella quale spiegò i motivi del suo gesto. Nella missiva indirizzata al capitano Antonio De Lise (all’epoca comandante della Compagnia dei carabinieri di Giugliano) e ai suoi familiari, Giuseppe raccontò cosa gli passava per la testa e cosa lo spinto a togliersi la vita. Il suo corpo fu ritrovato nella zona Asi di Giugliano in via Ferrovia dello Stato. A lanciare l’allarme fu un contadino, il quale allertò gli agenti del Commissariato di polizia di Giugliano subito recatisi sul posto con una volante. I poliziotti trovaronoil cadavere dell’uomo che aveva visibili segni sul collo. Giuseppe si tolse la vita ma prima di uccidersi lasciò una lettera in cui denunciò i suoi strozzini. Questo uno stralcio della lettera.

“Scrivo questa lettera al capitano de Lise per fermare il fenomeno dell’usura..sono quattro anni che sto sotto gli interessi e non posso più pagare…chiedo solo di fermare il fenomeno….”. Poi Giuseppe fece il nome del presunto usuraio: “I soldi non te ne do più…ora non puoi più minacciarmi…chiedo scusa alla mia famiglia ed i figli…alla moglie e tutti i miei parenti…”

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Oggi il commissariato di Giugliano   ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di due persone – di anni 58 e 55, entrambi residenti in Villaricca – per i reati di usura ed estorsione aggravata.Le indagini hanno avuto inizio sul finire del mese di luglio 2018 a seguito del ritrovamento del cadavere di un imprenditore di Giugliano, con indosso una lettera nella quale rappresentava di avere compiuto il gesto estremo del suicidio perché non più in grado di reggere il peso del debito usurario contratto unitamente al proprio fratello. L’attività investigativa – condotta attraverso accertamenti bancari, perquisizioni, dalle dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti nonché acquisizione di tabulati telefonici e di immagini riprese da telecamere di video sorveglianza – ha consentito di ricostruire la vicenda delle vittime che, trovandosi in difficoltà economiche per il cattivo andamento della loro attività imprenditoriale, si erano rivolte ad una delle due persone oggi raggiunte dal provvedimento cautelare ricevendo in prestito, nel corso del tempo, una somma complessiva pari a circa 50mila  euro con interessi mensili nella misura del 5% circa del capitale prestato, sino a quando gli imprenditori non fossero stati in grado di restituire, in un’unica soluzione, l’intero capitale ricevuto. In tal modo, nel periodo compreso tra l’anno 2014 ed il luglio 2018, le vittime avevano già corrisposto, a solo titolo di interessi, una somma di circa 100mila euro.

L’altra persona destinataria della odierna misura cautelare, già appartenente alle forze dell’ordine e attualmente in congedo, partecipava – secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal gip – a tutti gli incontri con le vittime dalle quali riceveva, periodicamente presso la propria abitazione, le somme a titolo di interesse, minacciandole – in caso di ritardo nei pagamenti – di gravi azioni ritorsive. Nei confronti della persona che materialmente concedeva il prestito usurario, legata alla moglie dell’imprenditore deceduto da vincolo di parentela, il gip emetteva, in riferimento all’evento suicidario, ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per il reato di morte come conseguenza di altro delitto.

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