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martedì, Aprile 23, 2024
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L’incendio della casa del ras Cifrone e la guerra col gruppo di ‘abbasc Miano’: i retroscena del blitz anticamorra

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Sono due gli irreperibili nel blitz che stamattina ha portato all’azzeramento del clan Cifrone di Miano, eredi dei Lo Russo.  I due irreperibili sono Gaetano Cifrone e Mario Barbaro. Ma tra gli arrestati c’è invece quel Luigi Cifrone (cugino del ras Gaetano) a cui il 12 settembre dell’anno scorso ignoti incendiarono l’abitazione.

Erano da poco trascorse le 16 quando in vico Cotugno a Miano (chiamata ‘abbasc Miano’) quando  un incendio distrusse quasi del tutto l’abitazione riconducibile (secondo gli investigatori) al ras Luigi Cifrone, ex colonnello al soldo del clan Lo Russo. La chiamata al centralino della polizia consentì agli agenti del commissariato di Scampia  di recarsi in pochi minuti sul posto e di domare il rogo in attesa dell’arrivo dei vigili del fuoco.

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Le tensioni tra i Cifrone e il gruppo Abbasc Miano

Sicuramente quell’episodio era sintomo della tensione con quelli di ‘abbasc Miano’. Un nuovogruppo che avrebbe reclamato spazi di autonomia importanti rivendicando la sua ‘purezza criminale’. Contestando, anche apertamente e con stese ed intimidazioni, la vecchia guardia dei Lo Russo, coloro che con i loro pentimenti avrebbero ‘inguaiato’ più di un personaggio in passato militante nella formazione mianese.

L’operazione di stamattina 

I reati contestati ai Cifrone, a vario titolo, sono associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, minaccia, detenzione e porto di armi e munizioni. Tutti reati sono aggravati dal fine di avvantaggiare il sodalizio camorristico.
Complessivamente sono stati eseguiti 21 arresti contro i Cifrone. I militari sono sulle tracce di altre due persone. Le misure cautelari emesse oggi sono frutto di indagini condotte dai militari della compagnia Vomero.

Gli investigatori sono riusciti a ricostruire il sistema mediante il quale il gruppo criminale dei Cifrone ha sottoposto 11 esercenti ad estorsioni attraverso intimidazioni di stampo mafioso, imponendo loro la fornitura di generi alimentari e costringendoli, con la violenza, ad astenersi dal vendere nella zona sotto controllo del clan. Inoltre dovevano consegnare mensilmente somme di denaro al clan. Definita, infine, la struttura che gestiva il traffico e lo spaccio della droga.

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