Prima una sniffata di cocaina poi l’omicidio del coinquilino, colpevole secondo l’aggressore di essersi appropriato dell’ultima dose. Questo il ‘movente’ dell’omicidio avvenuto un anno fa a Cavalleggeri d’Aosta di Gennaro Fedele. Il processo di primo grado a carico di Gennaro Angiolino si è concluso nelle scorse ore con la condanna dell’uomo a 12 anni di carcere. Il giudice, accogliendo le argomentazioni del legale dell’uomo l’avvocato Luca Mottola, ha concesso le attenuanti generiche condannandolo a 12 anni rispetto ad un’iniziale richiesta di 15 anni. Il fatto avvenne lo scorso agosto in via Venezia Giulia, nel quartiere a ovest di Napoli. I carabinieri della Stazione di Fuorigrotta intervennero nell’appartamento dove il 63enne Gennaro era in terra privo di vita. Sarebbe stato Angiolino a chiamare i soccorsi raccontando poi ai militari che il diverbio era sorto intorno ad una dose di cocaina e che non era sua intenzione uccidere il suo coinquilino. Pare che i due fossero abituali assuntori di stupefacenti e che la lite sia nata in maniera inattesa con Angiolino che avrebbe spinto Fedele che avrebbe battuto mortalmente la testa a terra. A quel punto, sempre stando alle prime ricostruzioni, il coinquilino digitò il numero dei carabinieri e quello del 118 ma al loro arrivo i sanitari hanno poterono che constatare solo il decesso di Fedele.
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