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sabato, Aprile 27, 2024
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L’ONU approva la risoluzione per il ‘cessate il fuoco’ a Gaza, è la prima volta dallo scoppio della guerra

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Oggi, per la prima volta dall’inizio della guerra, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato la risoluzione per il ‘cessate il fuoco’ immediata nella Striscia di Gaza.

La risoluzione è stata approvata dopo mesi in cui i veti incrociati nel Consiglio, soprattutto di Stati Uniti, Russia e Cina, avevano bloccato qualsiasi decisione al riguardo.

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La risoluzione ha avuto 14 voti a favore, solo gli USA si sono astenuti

La suddetta risoluzione ha avuto 14 voti a favore, tra cui quelli di Russia, Cina e USA che fino alle scorse settimane si erano sempre opposti. La cosa più rilevante, a questo giro, è stata l’astensione degli USA, i cui rapporti con Israele sono andati via via logorandosi nelle ultime settimane.

USA, Francia e Regno Uniti sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza con potere di veto: significa che possono bloccare qualsiasi risoluzione.

A più di cinque mesi dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, gli Stati Uniti hanno infatti cominciato a criticare con sempre maggior forza il modo in cui Israele sta conducendo la guerra, e soprattutto l’operato del primo ministro Benjamin Netanyahu, considerato uno dei principali ostacoli al raggiungimento di un ‘cessate il fuoco’ nella Striscia. È una cosa rilevante perché fino a poco tempo fa il governo statunitense aveva sostenuto in maniera quasi incondizionata il governo israeliano.

Cosa prevede la risoluzione approvata dall’ONU

La risoluzione prevede un ‘cessate il fuoco’ per il periodo del Ramadan, la ricorrenza più importante per le comunità musulmane nel mondo, che è cominciato tra domenica 10 e lunedì 11 marzo e si concluderà tra il 9 e il 10 aprile. Prevede anche la liberazione immediata di tutti gli ostaggi tenuti da Hamas nella Striscia di Gaza e invita Israele a fare di più per facilitare l’ingresso di aiuti umanitari nel territorio, dove ormai da settimane la crisi umanitaria in corso a causa della guerra è gravissima.

La risoluzione in teoria è vincolante: significa che, almeno sulla carta, Israele è obbligato a rispettarla. È comunque difficile che il governo di Netanyahu, che finora ha resistito a qualsiasi pressione per ridurre l’intensità della guerra a Gaza, possa effettivamente rispettarla.

Il testo era stato presentato dai dieci membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza (che ovviamente non hanno potere di veto), dopo che venerdì ne era stata respinta una proposta dagli Stati Uniti che chiedeva un «cessate il fuoco immediato e duraturo». In precedenza il governo americano aveva posto il veto per tre volte sulla richiesta di un cessate il fuoco umanitario, immediato e definitivo nella Striscia di Gaza. Secondo alcuni diplomatici sentiti dal New York Times, gli Stati Uniti avevano proposto un emendamento al testo definitivo per sostituire «cessate il fuoco permanente» con «cessate il fuoco duraturo». Una formulazione più vaga e meno impegnativa per Israele, che però non è passata.

La reazione di Israele

Il Consiglio di Sicurezza è l’unico organo internazionale che può prendere decisioni che teoricamente sono vincolanti per tutti i paesi membri, Israele compreso. L’ufficio di Netanyahu ha criticato l’approvazione della risoluzione e in particolare l’astensione degli Stati Uniti, sostenendo che in questo modo verranno compromessi gli sforzi di Israele per liberare gli ostaggi trattenuti da Hamas. L’ufficio del primo ministro israeliano ha anche fatto sapere di aver cancellato la visita di una delegazione israeliana prevista per i prossimi giorni a Washington DC, negli Stati Uniti.

Questo il comunicato dell’ufficio stampa del primo ministro israeliano: “Gli Stati Uniti si sono ritirati dalla loro posizione coerente in seno al Consiglio di Sicurezza, dove solo pochi giorni fa avevano stabilito un collegamento tra il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Questo ritiro danneggia sia lo sforzo bellico che quello per la liberazione degli ostaggi, perché dà ad Hamas la speranza che la pressione internazionale gli permetta di accettare un cessate il fuoco senza la liberazione dei nostri ostaggi”.

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