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venerdì, Aprile 19, 2024
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Napoli. La storia di Enzo e Marina, malati ma a rischio sgombero: “Aiutateci”

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Impossibilitati per anni a pagare l’affitto perchè a causa di due gravi patologie non sono più riusciti a lavorare e quindi a far fronte alle spese, fra meno di un mese rischiano lo sfratto dal loro storico appartamento al terzo piano di Vico Lungo Montecalvario 2022 per morosità. Nell’attuale situazione, senza un accordo con l’Asl Napoli 1 Centro che ha pertinenza per l’immobile, l’alternativa sarebbe quella di dormire per strada.

La storia ha per protagonisti Vincenzo Barone, 64anni ex muratore e sua moglie Marina Longo, 60 anni, che dagli anni ’90 vivono nella casa da 60 mq ai Quartieri Spagnoli.

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L’immobile in precedenza rientrava nella disponibilità del Patrimonio del Comune di Napoli, con la gestione della Romeo Gestioni Spa, prima di passare sotto il controllo dell’Asl di Napoli che ora chiede al nucleo familiare di abbandonare la casa dando così esecuzione a varie sentenze del Tribunale di Napoli.

La vicenda

Vincenzo dieci anni fa si è ammalato a entrambi i polmoni di bpco ostruttiva e degenerativa. Si tratta di una patologia grave, che lo ha costretto a lunghi periodi di terapie all’ospedale Molinette di Torino e a un trapianto di polmoni avvenuto nel 2016. In questo lasso di tempo, come è facile intuire, Vincenzo non è più riuscito a lavorare e tutto quello che aveva l’ha speso in cure.

Tre anni fa, nel 2019, un’altra mazzata: a Marina, la moglie di Vincenzo, è stato diagnosticato un carcinoma a un polmone che cura attraverso la chemioterapia. Un calvario simile e anche per lei ogni sforzo era controproducente. Sia a Vincenzo che a Marina sono stati riconosciuti i benefici della 104, con un indennizzo mensile però di meno di 400 euro: troppo poco per andare avanti con serenità.

Dopo alcuni rinvii Vincenzo, Marina e il loro figlio Giovanni che in tutto questo periodo li ha accuditi pur non abitando più con loro da un po’, sarebbero dovuti andare via domani 29 settembre. Ora l’Asl ha concesso un mese di proroga, ma senza un accordo tra le parti per il rateizzo del debito che sia conforme anche alle norme in materia, tra 30 giorni si ripresenterà l’incubo dello sfratto.

Le parole di Vincenzo e Marina

«Non abbiamo pagato l’affitto, è vero – le parole Vincenzo – ma se è successo è perchè non potevo più lavorare e quindi non guadagnavo. Se mi fossi sforzato o avessi alzato dei pesi sarei stato in pericolo. No solo: in attesa del trapianto sono stato costretto a ricorrere all’ossigeno praticamente tutto il giorno». 

«All’inizio – l’aggiunta –  il canone mensile era di 50.000 lire, oggi siamo arrivati 350 euro al mese. La proposta dell’Asl per rientrare dal debito e rateizzare è stata di versare ogni mese 350 euro più 250 euro sul debito. Se fossimo costretti ad andare via, non avremmo un altro tetto sotto la testa. Gli affitti sono almeno di 800-900 qui nel centro storico, non credo di poterli pagare. Una vita di sacrifici da muratore è volata via in poco tempo» conclude il 64enne.

Marina Longo è forse ancora più rammaricata, perchè alla situazione economica complicata si aggiunge un valore affettivo inestimabile. «La mia famiglia abita in questa casa da oltre 100 anni e noi siamo venuti a starci quando è morta mia madre. Inoltre, quando siamo andati a Torino per le cure di Vincenzo abbiamo pagavamo una pigione di 750 euro per una casa».

L’amore di Giovanni per i genitori e la raccolta fondi

Spalla forte per Vincenzo e Marina, in tutto questo tempo, è stato sicuramente Giovanni Barone, uno dei tre figli della coppia. «Per affrontare le spese mi sono esposto quasi per 32.000 euro con la banca. Io non sono ricco: non ho tutte queste possibilità economiche visto che lavoro come commesso. L’Asl deve venirci incontro» afferma il 37enne rimuginando sull’offerta di accordo con l’ente sanitario. «Oltre alla proposta di 350 euro più 250 per il debito avremmo dovuto trovare subito almeno altri 4/5000 euro divisi in due tranche. Questa proposta non è stata accolta. Ci hanno chiesto il 30% della morosità totale ma non possiamo pagare e sono in debito con la banca».

Giovanni continua a lottare ma è stanco, si percepisce. «Come si può pensare – conclude Giovanni – di buttarci fuori di casa in queste condizioni?».

Per cercare di smuovere le acque, il figlio 37enne della coppia ha avviato una raccolta fondi su gofundme.com (qui il link per donare https://www.gofundme.com/f/aiutate-i-miei-genitori-malati?utm_campaign=p_cf+share-flow-1&utm_medium=chat&utm_source=whatsapp).

La posizione dei referenti della campagna per il diritto all’abitare

«A Napoli centro non è possibile eseguire lo sgombero di due persone che sono in queste condizioni e che, dopo essersi visti riconosciute una pensione di invalidità, hanno fatto una proposta di pagare una rata su un debito che corrisponde alle proprie possibilità». Ad affermarlo è Alfonso De Vito della campagna per il diritto all’abitare di Napoli. «Il passaggio dal patrimonio comunale a cui apparteneva quest’appartamento all’Asl Napoli 1 Centro – il pensiero di De Vito – è di fatto una privatizzazione. È davvero brutale pensare che un ente chiamato a curare le persone possa mettere in strada due persone dalle condizioni drammatiche».

Un rinvio di un mese 

Una piccola boccata di ossigeno è rappresentata da un rinvio dello sgombero di un mese. In queste poche settimane va trovata una soluzione per il rateizzo, è comunque una corsa contro il tempo. In una missiva a firma del direttore dell’U.O.C. Gestione Patrimonio Immobiliare e Beni Immobili registrati, la dottoressa Giuseppina Morgera, l’Asl Napoli 1 Centro ha comunicato un nuovo rinvio di 30 giorni dello sgombero. “All’esito di opportuna valutazione delle proposte avanzate – si legge tra le altre cose nella lettera inviata ai coniugi Barone – si ribadisce la già comunicata nonchè comprovata impossibilità, da parte di quest’azienda, di accogliere una dilazione dei pagamenti entro i termini configuratisi in evidente contrasto con le procedure che disciplinano i piani di rateizzazione del debito, in spregio alla normativa vigente ed al principio di parità di trattamento”.

Dopo la premessa, ecco la buona notizia. Prosegue infatti la nota: “Si rinnova la disponibilità di quest’Azienda ad addivenire ad un accordo bonario e pertanto si concede, nuovamente e per l’ultima volta in via bonaria, ulteriore termine per la presentazione di una proposta valida e ragionevole, entra e non oltre trenta giorni” dalla produzione del protocollo. Dunque, ci sarà tempo sino alle fine di ottobre per cercare una soluzione”.

La nota di chiarimento dell’Asl 

Successivamente, l’Asl Napoli 1 Centro tramite il direttore generale Ciro Verdoliva e la stessa direttrice Morgera ha tenuto a dare alcune precisazioni sempre tramite una nota. L’immobile di vico Lungo Montecalvario 22 “è occupante sine titulo dal 1999, cioè da 23 anni” e gli “occupanti”, l’aggiunta, per tutti questi anni – non hanno mai corrisposto alcuna indennità mensile (non si definisce come canone mensile in quanto l’occupazione è sine titulo e, pertanto, il termine corretto è “indennità”)”.

Poi un riferimento giudiziario. “Con sentenza n°43/2008 il Tribunale di Napoli ha accertato – si legge nella nota – l’occupazione sine titulo ed ha condannato gli occupanti al rilascio dell’immobile occupato determinandone il canone ad Euro 417,63/mese da corrispondere per sanare le mensilità non pagate. Al fine di evitare la procedura esecutiva di sfratto, gli occupanti hanno sottoscritto (nel 2008) un accordo di rateizzazione e riconoscimento di debito; nessuno degli obblighi di tale accordo é stato rispettato dagli occupanti con conseguenziale perdita del beneficio del termine”.

Inoltre, a seguito “di nuova azione della ASL Napoli 1 Centro, gli occupanti, con sentenza del Tribunale di Napoli n°5856/2017, sono stati altresì condannati al pagamento della somma di € 21.685,29 a titolo di indennità per l’occupazione dell’immobile de quo dal 1999 fino al febbraio 2012, nonché al pagamento dell’ulteriore somma mensile di € 329,13 a titolo di occupazione abusiva dell’immobile dal mese di marzo 2012 fino al rilascio dell’immobile (rilascio a tutt’oggi non ancora concretizzatosi), oltre interessi legali, spese di giudizio, spese generali” e altro. “La sentenza non è stata eseguita immediatamente a cagione del blocco degli sfratti disposto dal legislatore nazionale durante l’Emergenza Covid.  Allo stato, dagli atti d’ufficio, si evince una morosità complessiva al 30.06.2022 pari ad € 61.051,55 oltre interessi legali liquidati in sentenza e spese legali per un importo di € 83.700,33”.

La delibera dell’Asl Napoli Centro del 2021

Con la Delibera della direzione generale dell’Asl Napoli 1 Centro n°790/21, la precisazione ulteriore di Verdoliva e Morgera sono stati definiti gli “Indirizzi operativi per la concessione della rateazione del pagamento di somme di natura patrimoniale riferite al recupero dei crediti per morosità afferenti a canoni e proventi per l’uso ed il godimento di beni immobili della Asl Napoli 1 Centro”.

Con tale provvedimento, “al fine di evitare disparità di trattamento fra i debitori, ha stabilito criteri informatori definiti e uniformi ai quali la stessa ha l’obbligo di  conformarsi per la concessione del beneficio della rateizzazione del pagamento  dei predetti canoni. In particolare, in relazione agli importi superiori a € 50.000,00 (è il caso di specie), la rateizzazione può essere concessa dall’ufficio procedente per un massimo di 18 (diciotto) rate mensili, previo versamento anticipato di un importo pari al 30% ed il pagamento delle spese legali.”.

Tornando alla storia dei coniugi Barone, “il legale incaricato dagli occupanti, con il quale la U.O.C. Patrimonio dell’ASL Napoli 1 Centro si è interfacciata costantemente, considerata la situazione particolare degli occupanti per il caso di specie, su proposta dell’ASL Napoli 1 Centro, é stato invitato a proporre ai propri clienti la sottoscrizione di un piano di rateizzazione del debito, in via del tutto straordinaria in quanto tale possibilità sia preclusa per coloro che sono destinatari di un titolo esecutivo di condanna”.

Venendo ai mesi scorsi, dicono dall’Asl, alle “richieste dell’occupante di avviare un tavolo di bonario componimento in ordine all’esecuzione della Sentenza del Tribunale di Napoli n°13882/17, il Direttore Generale, nel luglio 2022, ha delegato la Direttrice dell’U.O.C. Patrimonio, ad agire in nome e per conto dell’ASL Napoli 1 Centro, al fine di individuare soluzioni concordate per le modalità di esecuzione della predetta sentenza e per la sanatoria della morosità pregressa, manifestando la disponibilità aziendale a soprassedere temporaneamente all’accesso da parte dell’Ufficiale Giudiziario preposto, alla procedura di sfratto esecutivo”.

Nella lunga nota esplicativa, in relazione alla parte relativa a quanto avrebbero risposto gli abitanti della casa al terzo piano di vico Lungo  Montecalvario “in esito al conseguenziale tavolo tecnico gli occupanti hanno rappresentato l’impossibilità di sostenere un piano di rateizzazione di cui alla citata Delibera n°790/21 e hanno proposto una soluzione di pagamento di indennità di occupazione pari a € 350,00/mese oltre ad un importo per recupero morosità di € 250,00 /mese +oltre ad € 5.000,00 da corrispondere una tantum in un 2 tranches entro il mese di gennaio 2023”.

Ma la proposta, la conclusione di Verdoliva e Morgera “non può essere accolta né ai sensi della Delibera D.G. n°789/21, al fine di evitare disparità di trattamento fra i morosi che intendono sottoscrivere un accordo di rateizzazione, né il debito può essere stralciato in quanto la Corte dei Conti, non ritenendo che l’Azienda possa agire per finalità assistenziali, ha imposto alla stessa di adottare azioni incisive per recuperare integralmente le morosità relative al proprio patrimonio immobiliare, né accogliere la proposta di rateizzazione tenuto conto dell’ammontare totale da recuperare che, rispetto alle cifre proposte, richiederebbe molti anni se non addirittura decenni” la conclusione della lunga nota.

La controreplica di Marina

Alla nota dell’Asl, ha controreplicato Marina Longo. «In realtà ci sono nata in questa casa sessant’anni fa, la mia famiglia ci vive da circa cento anni. Mia madre era assegnataria come casa popolare, poi è passata dall’ERP all’Asl e alla sua morte non sono riuscita più a subentrare nel contratto. Perciò siamo stati classificati come occupanti e siamo passati dal canone popolare di circa 50 euro a una richiesta di indennità fino a circa 350 euro al mese». Ecco poi l’ulteriore sottolineatura. «Se però abbiamo smesso di pagare è solo perchè mio marito (muratore) nei primi anni duemila ha cominciato a stare male, non ha potuto più lavorare fino al trapianto bipolmonare subito a Torino dove torna ogni due mesi. Mio figlio che convive altrove si è pesantemente indebitato per questo. Ora che abbiamo due piccole pensioni di invalidità perchè anche io dal 2019 ho scoperto di avere un carcinoma al polmone ho chiesto di pagare 250 euro oltre il canone di indennità che loro chiedono di 350 euro e cinquemila euro in due rate raccolte tra amici e solidali». Quindi la conclusione di Marina. «Non dico che è giusto o sbagliato, dico che è davvero il massimo che possiamo. L’asl in risposta ci ha chiesto ventimila euro subito e tremila euro al mese per rientrare dal debito in un anno e mezzo. Ma sono cifre impossibili per noi»,

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Antonio Sabbatino
Antonio Sabbatino
Iscritto all'Albo dei pubblicisti dall'ottobre 2012, ho sviluppato nel corso degli anni diverse competenze frutto dell’esperienza sul campo in ambito politico, sociale e di cronaca, sia bianca che nera. Sono stato conduttore radiofonico di programmi musicali presso Radioattiva, radio web napoletana e redattore e collaboratore di diverse testate online. Attualmente sono inviato per il quotidiano Roma, il più antico giornale napoletano, di InterNapoli.it che rappresenta una delle realtà più dinamiche del panorama giornalistico napoletano, campano, la neonata testata Tell che approfondisce i grandi temi politico-sociali a più livelli e Comunicare il Sociale rivista specializzata di Terzo Settore.
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