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venerdì, Marzo 29, 2024
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“Sei un pentito, non vali più niente”: bufera sul neomelodico Daniele De Martino

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Un vecchio amico te lo dice col cuore che sei infame e non vali più niente, sei un pentito, tu ci hai tradito, non vali niente“. Sono alcune delle parole tratte dall’ultimo singolo ‘Si nu pentito’ del cantante Daniele De Martino.
All’indomani dell’uscita della canzone, tratta dal film  ‘Il peccato di un ragazzo’, fanno discutere le parole del testo ed è subito polemica. Il brano inneggia contro un fantomatico pentito che, anziché tacere, inizia a fare i nomi dei propri complici alle forze dell’ordine.

Il testo della canzone fa discutere per il suo significato

Questo il testo parafrasato della canzone di Daniele De Martino in questione:
“Un vecchio amico te lo dice col cuore che sei infame e non vali più niente, sei un pentito, tu ci hai tradito, non vali niente. Sei un pentito, uomo fallito, ti sei dimenticato i compagni… Quando stavi fuori ti atteggiavi, poi quando ti hanno chiuso ti è mancata l’aria, ti sei messo paura delle squadre avversarie così hai avuto questa bella pensata di fare il pentito, ci hai tradito, ora sei stipendiato senza fare reato, accendete le sirene a noi ci aspetta la galera… Quanti nomi stanno scrivendo, quanti mandati di cattura stanno partendo, non scordarti pure tra 100 anni ti posso trovare. Con amore e dignità voi restate là perché il carcere ve lo sapete fa’”.

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Video di De Martino in tendenza su Youtube

Il video della canzone caricato su YouTube è già entrato in tendenza e ha fatto più di 38 mila visualizzazioni con oltre 280 commenti. De Martino è famoso anche per aver partecipato al programma ‘Felicissima Sera’ condotto da Pio e Amedeo.

https://www.youtube.com/watch?v=O5h8S4oiQ4k

Francesco Emilio Borrelli sarebbe intenzionato a presentare un esposto contro Daniele De Martino

Intanto durante la trasmissione La radiazza, condotta da Gianni Simioli, in onda su Radio Marte, è intervenuto sulla questione Francesco Emilio Borrelli. Il consigliere regionale, visibilmente indignato per le parole della canzone, ha detto: “E’ l’ennesima pagina vergognosa realizzata da alcuni artisti che inneggiano alla mentalità camorrista dei clan esaltandone i codici criminali“. Ha poi aggiunto: “Bisogna stroncare il business redditizio di alcuni neomelodici sul quale i clan da sempre hanno mostrato particolare attenzione anche come strumento di ostentazione di forza. Per questo proseguiremo nel portare avanti la proposta di legge di iniziativa regionale per introdurre il reato di apologia della mafia e della camorra. Chi canta a favore dei camorristi e dei mafiosi di fatto si fa portavoce del sistema criminale che frequentemente è lo stesso che lo foraggia o gli permette di lavorare”.

Cantanti costretti a tali performance

Sul tema è intervenuto anche il conduttore radiofonico Gianni Simioli che ha ospitato nel corso della trasmissione ‘La Radiazza’ alcuni esperti: “Ci hanno raccontato in diretta telefonica che oramai è quasi un obbligo per alcuni artisti quello  di assecondare le richieste dei boss se vogliono fare carriera  velocemente. Sono costretti spesso a firmare queste squallide performance poiché ricattati per lavorare nei circuiti delle feste e degli eventi in mano ai clan. Bisogna mettere fine a queste prassi che gettano infamia e discredito su un intero settore artistico oltre a diffondere la cultura criminale tra le generazioni più giovani”.

Si discute una proposta di legge per introdurre l’aggravante dell’istigazione o dell’apologia della mafia

Proprio in questi giorni si sta discutendo alle camere una proposta di legge presentata dal M5S per modificare l’articolo 414 del codice penale e prevedere l’aggravante dell’istigazione o dell’apologia della mafia.La libertà di pensiero non può infatti essere invocata quando l’espressione del pensiero diventa una offesa”, dice la deputata dei 5 stelle Stefania Ascari.  Sarebbe questo della canzone di Daniele De Martino uno di questi casi indicati dalla proposta di legge?

Il testo ‘anti neomelodici’ predisposto dai commissari M5S si compone di due articoli. Prevedono che se l’istigazione o l’apologia riguardano il delitto previsto dall’articolo 416-bis (associazione di tipo mafioso) la pena è aumentata della metà. La pena è aumentata fino a due terzi se il fatto è commesso durante o mediante spettacoli, manifestazioni o trasmissioni pubbliche o aperte al pubblico. Ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici. Non possono essere invocate ragioni o finalità di carattere artistico, letterario, storico o di costume.  Chi è responsabile della divulgazione dell’apologia viene punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 a 10.000 euro e con l’obbligo di rettifica.

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