Ha confessato di essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Coppola e di essere pentito di quanto fatto, ma che in quel momento pensava che l’ingegnere meritasse di essere sparato per quanto stava facendo: Gennaro Petrucci si è assunto le proprie responsabilità in aula nel corso del processo di primo grado relativo all’assassinio avvenuto nel parcheggio di un supermercato di San Giovanni a Teduccio il 12 marzo scorso ad opera, secondo l’accusa, del 64enne Mario De Simone.
Il marito dell’ex eroina antiracket Silvana Fucito ha spiegato i motivi dell’acredine nei confronti dell’ingegnere. Quest’ultimo avrebbe voluto comprare la lussuosa villa di via De Lauzieres a Portici, dove i coniugi Fucito e Petrucci vivevano, aggiundicandosi l’asta giudiziaria attraverso un prestanome. Asta alla quale avrebbe partecipato (indirettamente) per vendicarsi di una denuncia ai suoi danni sporta diversi anni addietro dalla Fucito.
“La sera dell’omicidio Mario De Simone mi disse che aveva fatto ‘il servizio’ e Gli diedi 500 euro e 4 bottiglie di vino”. Ha raccontato al giudice Petrucci che ha poi aggiunto di aver dato “in totale 7mila euro». L’imputato ha poi svelato che vi sarebbe un secondo mandante (facendone anche il nome in aula), che avrebbe contribuito con 10mila euro a finanziare l’assassinio di Coppola.