15.2 C
Napoli
venerdì, Marzo 29, 2024
PUBBLICITÀ

Omicidio D’Alpino, sconto in appello per la moglie del ras Buonerba

PUBBLICITÀ

Era balzata agli onori delle cronache per una frase:«Guagliù questa occasione ce la manda il Padreterno». Una frase emblematica per i giudici che la condannarono in primo grado a trent’anni in relazione all’omicidio di Salvatore D’Alpino, ras del Mercato, ucciso dal gruppo Buonerba durante la guerra tra i ‘capelloni’ via Oronzio Costa e i Sibillo. La Corte d’Assise d’Appello di Napoli (IV sezione) ha escluso invece la premeditazione per Emilia Sibillo, moglie del ras Giuseppe Buonerba, condannando la donna (solo omonima dei Sibillo della ‘paranza dei bambini’) a vent’anni di reclusione. Accolta la linea presentata dai suoi difensori, gli avvocati Leopoldo Perone e Sergio Simpatico, che hanno dimostrato come dalle conversazioni emergesse una scansione temporale incompatibile con un omicidio programmato nel tempo. L’avvistamento casuale della vittima, indusse immediatamente a “cogliere l’occasione” come la stesa Sibillo diceva in casa Buonerba. Intercettazioni allegate all’ordinanza che portò all’arresto dell’intero gruppo. Come quella in cui Buonerba discute del suo killer, Antonio Amoroso:«Hai capito mo’ che succede… il questore a due passi, hai capito, se mo’ sono scese trecento guardie ne scendono tremila. Questo domani, dopodomani, piglia trent’anni di carcere».

L’omicidio D’Alpino ripreso dalle telecamere

Il delitto avvenuto in piazza Mancini il 31 luglio del 2015 ebbe un eco enorme anche perchè il killer fu ripreso con una telecamera di sorveglianza nel momento in cui esplodeva i colpi che uccisero D’Alpino, soprannominato ‘o brillante, e che ferirono Sebastiano Caldarelli (completamente estraneo ai fatti). Nell’ottobre del 2018 i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Napoli cancellarono l’aggravante della premeditazione per i sei imputati di allora confermando invece quella dell’articolo sette della legge antimafia del 1991 essendo pacifico che l’omicidio D’Alpino maturò in uno scontro tra clan. Le condanne all’ergastolo del primo grado vennero rideterminate in vent’anni di reclusione per Gennaro Buonerba, Antonio Amoroso e Luigi Criscuolo. Lo sconto di pena interessò anche gli imputati condannati in primo a grado a 30 anni di reclusione: Assunta Buonerba, Luigi Scafaro e Salvatore Mazio.

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Racket per gli Scissionisti a Melito, condannato l’ex comandante Marrone

Si è concluso questa sera il processo di primo grado relativo all’inchiesta sul racket a Melito che vedeva il...

Nella stessa categoria