Tentò di fermare il killer mentre sparava a suo figlio, gli disse “fermati”, ma Antonio Felli non solo continuò nel suo disegno criminale ma minacciò anche il padre di farsi da parte. Il retroscena sugli attimi terribili avvenuti lo scorso 8 aprile sull’agguato a Gianluca Coppola, morto martedì 18 maggio, sono contenuti nelle 43 pagine del decreto di fermo. Felli ora è in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e aggravato dall’associazione camorristica. Infatti, secondo i magistrati, Felli agì con metodo mafioso.
“Operò con freddezza e precisione, a volto scoperto, con platealità, ostentando la propria identità per conferire esemplarità al gesto, “evocando”, nel soggetto passivo, alla luce delle modalità adoperate per la commissione della condotta, la consapevolezza dell’appartenenza ad un’associazione mafiosa, sintomatica della quale appare anche la reticenza riscontrata nell’accertamento dei fatti”, scrivono i magistrati.
Roberto Coppola, papà di Gianluca, nel raccontare ai magistrati la dinamica della sparatoria, precisò “di aver invano rincorso e raggiunto l’aggressore con l’intento di bloccarlo, ma questi gli avrebbe puntato la pistola contro riferendogli in dialetto napoletano “fermali fermati che ti sputo in faccia”.
La figura di Antonio Felli
Antonio Felli vanta diversi precedenti. Come riportano i magistrati, risulta essere gravato da precedenti di polizia per furto in abitazione commesso in concorso con altre persone. Inoltre è stato fermato più volte con soggetti legati alla criminalità, in particolare con esponenti del clan Moccia. “Felli Antonio, altresì, è cugino del pluripregiudicato Fell Sabato”, con precedenti anche per associazione per delinquere di tipo mafioso, in quanto partecipe del sodalizio criminale denominato clan Moccia, sotto la direzione di Angelino Giuseppe e responsabile delle richieste estorsive commesse in danno di imprenditori per conto del gruppo casoriano. Fatti per cui Sabato Felli è stato condannato in sede di giudizio abbreviato. Inoltre di Antonio Felli parla anche il pentito Luigi Migliozzi del clan Moccia