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giovedì, Marzo 28, 2024
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Omicidio del genero di Lorenzo Nuvoletta, arresti bis per i boss del clan dei Casalesi

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Disposta una nuova ordinanza per l’omicidio di Lello Lubrano. L’uomo era il genero di Lorenzo Nuvoletta e venne ucciso dal clan dei Casalesi nel novembre del 2002. Stamattina nelle Case Circondariali di Sassari, Tolmezzo e Viterbo i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta eseguivano un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale del Riesame di Napoli, a seguito di ricorso della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea nei confronti di 4 persone.

Tutte gravemente indiziato a vario titolo di associazione di tipo mafioso del clan dei Casalesi, fazione Zagaria, e dell’omicidio di Raffaele Lubrano condotto a Pignataro Maggiore. Lello era il figlio del capoclan Vincenzo, entrambi legati alla camorra di Marano. La figlia di Lorenzo Nuvoletta sposò Lello Lubrano.

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LA SERA DELL’AGGUATO DI LELLO LUBRANO

La sera del 14 novembre 2002 la vittima, dopo aver lasciato il suo studio di via Vittorio Veneto,  percorreva la strada a bordo di una Toyota Land Cruiser, diretta verso la zona periferica. Lubrano venne prima superato da un’Alfa Romeo 164 e poi bloccato nei pressi del Bar Giordano. Lì i killer iniziavano ad esplodere diversi colpi d’arma da fuoco. Lubrano, nel disperato tentativo di scampare all’agguato, riusciva ad invertire la marcia, tentando la fuga in direzione del centro abitato.

IL COMMANDO OMICIDA

Il commando omicida, quindi, si poneva all’inseguimento esplodendo numerosi colpi lungo l’intero tragitto fino alla via Latina, dove i killer raggiungevano e finivano Lubrano. Nel frattempo la vittima, dopo aver urtato con il suo fuoristrada il muro di un’abitazione, aveva tentava una disperata la fuga a piedi.

Portato a termine l’efferato delitto, gli autori si dileguavano in direzione di Pastorano, abbandonando l’Alfa Romeo 164, risultata rubata ad Aversa il 12 novembre 2002 a località Arianova. Veicolo successivamente ritrovato bruciato con all’interno le armi poco prima utilizzate.

LE CAUSE DELL’OMICIDIO DI LELLO LUBRANO

Le indagini consentivano di accertare come l’omicidio in questione nacque a seguito delle mire espansionistiche del clan dei Casalesi su una porzione di territorio dove agiva un sodalizio criminale autoctono, il clan Lubrano-Ligato-Abbate. Ciò, nel corso del tempo, aveva determinato spesso frizioni, seguite da tregue strategiche, al culmine delle quali il vertice camorristico di Casal di Principe prevalse  dettando le proprie regole. Imponeva, inoltre, la presenza di loro luogotenenti e costringendo “i paesani” ad accontentarsi della gestione di attività delittuose di minore rilevanza e fruttuosità.

I provvedimenti restrittivi costituiscono l’epilogo di una articolata attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, avviata nell’anno 2019 che consentivano di accertare il coinvolgimento degli esponenti di primissimo piano del clan dei Casalesi, ritenuti responsabili a vario titolo dell’omicidio.

OMICIDIO LUBRANO, I NOMI DEI RESPONSABILI

Michele Zagaria, nato a San Cipriano d’ Aversa il 21 maggio 1958 e Giuseppe Caterino, nato a San Cipriano d’Aversa il 19.01.1954. Rispettivamente detenuti presso le case circondariali di Sassari e Viterbo, i due sono ritenuti i mandanti.

Salvatore Nobis, nato a San Cipriano d’Aversa il 10 novembre 1959 e Antonio Santamaria nato a Cancello ed Arnone il 29.12.1975. I due sono detenuti nei carceri di Tolmezzo e Viterbo. Secondo l’accusa i due ebbero il ruolo di basisti con il compito di seguire la vittima durante i suoi spostamenti, i cosiddetti specchiettisti.

Nell’ambito della medesima attività investigativa, nell’anno 2020, emesso un analogo provvedimento restrittivo a carico di altro sodale: Francesco Schiavone classe 1953, alias Cicciariello. Si tratta dell’omonimo e cugino di Sandokan.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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