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giovedì, Marzo 28, 2024
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Omicidio durante la faida con gli scissionisti, arrestati boss e affiliato del clan Vollaro

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Su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere nei confronti di Pietro Vollaro (cl. 1963) e Antonio Romagnoli (cl. 1964), capo ed affiliato della organizzazione di stampo camorristico dei Vollaro operante a Portici, ritenuti responsabili di omicidio in concorso tra loro, con l’aggravante di avere agito con premeditazione e di aver commesso il reato al fine di agevolare l’attività della organizzazione di stampo camorristico dei Vollaro operante a Portici. Alle ore 18,40 del 10 gennaio 2002, personale della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Portici – Ercolano, interveniva alla via Rossano di Portici ove veniva segnalata l’esplosione di colpi d’arma da fuoco. Il personale intervenuto riscontrava la veridicità dell’evento rinvenendo sui scalini di accesso al civico 8 il cadavere di un uomo, identificandolo successivamente in Giuseppe Obermayer di anni 27.

Contemporaneamente giungeva all’ospedale Maresca di Torre del Greco una persona attinta da colpi d’arma da fuoco, identificato successivamente per Lorenzo Cozzolino di anni 32, che veniva immediatamente sottoposto ad intervento chirurgico all’esito del quale veniva estratto dal suo corpo un proiettile che veniva sequestrato. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Napoli – Sezione Criminalità Organizzata e dal Commissariato di Portici – Ercolano, sotto la direzione e il coordinamento della D.D.A. partenopea, permettevano di inquadrare da subito l’evento omicida nella faida all’epoca in atto tra il clan Vollaro ed alcuni “scissionisti” tra cui il Lorenzo Cozzolino ed il defunto suocero di questi, Attilio Belsole, ucciso anch’egli a colpi d’arma da fuoco pochi mesi prima. Nel corso degli anni sono stati raccolti pregnanti indizi probatori a carico degli arrestati, suffragati dalla collaborazione di collaboratori di giustizia, che, ritenuti validi dal G.I.P. del Tribunale di Napoli emetteva la misura cautelare della custodia in carcere su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Gli arrestati venivano raggiunti dalla misura nei luoghi di detenzione, ove già trovasi ristretti per altri reati.

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