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venerdì, Aprile 26, 2024
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Omicidio Vincenzo Ruggiero, “il killer Ciro Guarente vittima di un prete pedofilo”

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Assassino reo confesso ma anche presunta vittima di un prete pedofilo. E’ così che la difesa del 36enne Ciro Guarente. Il killer è in carcere da quasi 11 mesi per l’omicidio avvenuto ad Aversa dell’attivista gay Vincenzo Ruggiero.  Guarente è accusato di aver ammazzato Ruggiero a colpi di pistola e di aver fatto a pezzi il corpo. Nascose poi le parti in un autolavaggio del quartiere napoletano di Ponticelli. iI resti sono stati trovati sotto un massetto di cemento nel punto dove solitamente c’era il cane da guardia. Ma qualche frammento osseo della testa e di un braccio non è ancor stato rinvenuto.

la strategia difensiva

Guarente ha ricevuto l’avviso di conclusione indagini dalla Procura di Napoli Nord a fine maggio. Insieme a lui anche l’indagato Francesco De Turris, accusato di aver ceduto al presunto omicida la pistola calibro 7,65 usata per uccidere Ruggiero. Nei giorni scorsi Guarente ha quindi chiesto di essere interrogato tramite il suo legale Dario Cuomo.  Non si sa se rivelerà nuovi particolari sul delitto o se farà il nome di qualche altro eventuale complice. La documentazione, comunque, è stata depositata in Procura.

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le indagini

Del grave trauma subito dal 36enne quando frequentava le scuole elementari a Ponticelli, si era parlato subito dopo l’omicidio Ruggiero. Ma in quel momento si trattava di voci. Guarente, quando era minorenne.  sarebbe stato vittima di un noto sacerdote già accusato di pedofilia. Si tratta di don Silverio Mura, che in quel periodo  era parroco proprio nella chiesa di Ponticelli frequentata da Guarente.

i testimoni delle violenze

Cinque le testimonianze raccolte, sia di vittime dirette del sacerdote che di persone che sapevano delle violenze subite da Guarente. Questi non ha mai denunciato nulla. Ma quel trauma se lo sarebbe portato appresso negli anni come un macigno. Il movente, è emerso, era passionale. Ruggiero in quel periodo conviveva con la trans Heven Grimaldi, fidanzata di Guarente, e quest’ultimo pensava che tra i due coinquilini fosse scattato qualcosa. L’ingresso nelle indagini sul delitto Ruggiero del trauma subito in giovanissima età dal suo aguzzino, hanno come obiettivo di far comprendere agli inquirenti della Procura della Repubblica di Napoli Nord ma soprattutto ai magistrati che dovranno giudicare il 36enne, come sia possibile che un incensurato, lavoratore con contratto a tempo indeterminato e proveniente da una famiglia benestante, abbia improvvisamente ucciso con tale violenza e accanimento il suo presunto rivale in amore, sfogando una rabbia tale da arrivare a tagliare a pezzi il corpo, a cospargerlo di acido e occultarlo in un garage del suo quartiere, dove credeva potesse restare lì per sempre.

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