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giovedì, Aprile 25, 2024
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Pasquale aveva programmato tutto, un colpo alla tempia. La macabra scena del ritrovamento

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Pasquale Vitiello si è tolto la vita con la pistola calibro 22 con matricola abrasa usata per uccidere la moglie a Terzigno. Il corpo trovato dai carabinieri in un casolare abbandonato.  L’uomo si era allontanato, in sella ad uno scooter, subito dopo aver ucciso la moglie, Immacolata Villani, con un sol colpo di pistola. Prima di togliersi la vita, ha parcheggiato il motorino, in un casolare nel Parco del Vesuvio, e sistemato il casco. Pasquale era lucido, aveva programmato tutto, tanto da lasciare 20 lettere sul tavolo della cucina.

L’uomo è stato trovato pancia all’aria, con le braccia spalancate in aperta campagna, vicino a un vecchio casotto abbandonato. Ha deciso di farla finita, puntando la pistola alla tempia e premendo il grilletto. Un colpo solo, alla testa, come era stato per Immacolata.

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“Mio fratello era una persona per bene, lavorava, viveva per la sua famiglia e per la sua bambina, non riesco a spiegare questo gesto folle”, racconta la sorella di Pasquale. 

Le lettere lasciate dall’uomo sono state subito sequestrate dai carabinieri e consegnate alla Procura di Nola, che coordina le indagini. Scritte a penna, su fogli A4. Sono rivolte alla figlia, ad un amico, a se stesso. Frasi di dolore, e a tratti anche di rabbia per la scoperta che la moglie Imma aveva una relazione.

«La separazione fa stare male, non va più bene» a se stesso. «Un giorno capirai quello che succede, quando ti farai grande» alla figlia. E poi, ancora frasi su una realtà che sembrava schiacciarlo, precipitata negli ultimi 15 giorni quando Imma era andata via da casa con la figlia, dopo un violento litigio con la suocera.

«Vivo una profonda ingiustizia e questo mi fa stare male perché voglio molto bene a tua madre – scrive Pasquale a sua figlia. Purtroppo, siamo arrivati a questo punto senza sapere neanche come, la separazione è una cosa che mi fa soffrire, che non si può accettare. Ho subito un torto, l’unica cosa è farsi giustizia da soli».

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