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sabato, Luglio 5, 2025
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Pasquale D’Anna ucciso a Fuorigrotta, nell’agguato ferito il 41enne Massimo Aragiusto

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A pochi metri dal luogo della sparatoria che ha ucciso il 34enne Pasquale D’Anna e ferito il 41enne Massimo Aragiusto in piazzale Tecchio, il lounge bar Bollone che dista pochi metri dal cordone dei carabinieri in tanti fanno colazione come se nulla fosse successo. Una sorta di assuefazione che lascia riflettere. Sul luogo della sparatoria ci sono ancora le due moto in sosta, un Transalp una Aprilia, colpite dalla vettura su cui viaggiavano i due uomini colpiti dai proiettili con il guidatore che ha perso il contro del veicolo. Tanti curiosi si fermano per comprendere l’accaduto, mentre i titolari della pizzeria Ciarly attendono all’interno del locale di poter riaprire attendendo la fine dei rilievi.

La ricerca del movente

Bisogna muoversi di qualche chilometro da piazzale Tecchio per cercare forse il movente dietro l’ennesimo agguato avvenuto questa notte a Napoli a piazzale Tecchio. È morto infatti poco dopo il ricovero all’ospedale San Paolo Pasquale D’Anna, esponente di primo piano della mala di Pianura e gestore insieme al padre di una delle piazze di droga più redditizie della mala flegrea, mentre è rimasto ferito Massimo Aragiusto. D’Anna, soprannominato ‘Oino’, fu arrestato nel corso del maxi blitz del settembre 2022 che smantellò i Carillo-Perfetto e gli Esposito-Marsicano.

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Dopo poche settimane il Riesame annullò l’ordinanza a suo carico relativamente all’ipotesi di partecipazione all’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Dopo la decisione del Riesame il pubblico ministero chiuse le indagini senza più contestare all’uomo l’accusa di associazione finalizzata al traffico di droga con l’aggravante dell’articolo 7.

Il tribunale del Riesame aveva annullato l’ordinanza relativamente all’accusa di associazione finalizzata allo spaccio di droga aggravata dall’agevolazione camorristica. A prevalere erano state le argomentazioni dell’avvocato Antonio Rizzo, che aveva letteralmente smontato l’ipotesi accusatoria secondo cui D’Anna avrebbe fatto parte del gruppo che si riforniva da quelli di via Comunale Napoli. Il penalista evidenziò che il pagamento delle somme di denaro contestato a D’Anna e il rifornimento da quello che la Procura indica come il clan di riferimento era in realtà una vera e propria imposizione, senza libera scelta facendo così venire meno l’accusa di far parte di un gruppo criminale.

Il video dell’agguato

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