È una vergogna, questa non è giustizia. Equivale ad ammettere che a Napoli non c’è stata e non c’è la camorra”. Con parole cariche di amarezza e indignazione, l’avvocato Alessandro Motta, legale della famiglia Giulio Giaccio, ha commentato la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, che oggi ha escluso l’aggravante mafiosa nell’omicidio del giovane ucciso il 30 luglio 2000, a soli 26 anni, per un tragico scambio di persona.
Giulio venne sequestrato, assassinato e poi sciolto nell’acido, perché erroneamente ritenuto l’amante della sorella di un affiliato al clan Polverino.
Sentenza ridimensionata in Appello
La Corte ha ridotto le pene inflitte in primo grado a due dei tre imputati. Una scelta che ha lasciato sgomenti i familiari e l’opinione pubblica.
“Secondo i giudici – ha dichiarato l’avvocato Motta – l’omicidio di Giulio Giaccio non è un omicidio di camorra, né per modalità né per finalità”. Un verdetto che rappresenta, per la famiglia, una negazione della realtà criminale che da decenni opprime certi territori.
Verso la Cassazione e la protesta pubblica
Nonostante l’amarezza, la famiglia non si arrende. “Confidiamo nel ricorso in Cassazione annunciato dalla Procura Generale di Napoli, che ha sempre sostenuto i diritti di Giulio e dei suoi familiari”, ha spiegato ancora Motta.
Non si esclude inoltre una manifestazione pubblica di protesta, per chiedere giustizia e verità. Un’iniziativa simbolica, ma anche politica, per riaffermare che nessuna vittima innocente deve essere dimenticata.
A sostegno della linea dell’accusa anche la sostituta procuratrice generale Paola Correra, che al termine della sua requisitoria aveva chiesto con forza il riconoscimento dell’aggravante mafiosa.