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venerdì, Marzo 29, 2024
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Racket nel rione Kennedy a Secondigliano, domiciliari per la figlia del boss

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Estorsioni a tappeto al Rione Kennedy di Secondigliano, domiciliari per Chiara Cesarano. A poche settimane dalle condanne del gruppo (leggi qui l’articolo precedente) arriva un nuovo colpo di scena. La figlia del boss Giovanni ‘o palestrat già in seccondo grado aveva rimediato un condanna dimezzata. Nel giudizio con rito abbreviato da sei a tre anni e un mese di reclusione. Alla donna, difesa dagli avvocati Luigi Senese e Massimo De Marco, i giudici della quarta sezione della Corte d’appello di Napoli avevano deciso di concedere il beneficio delle attenuanti generiche. I suoi legali però hanno presentato una nuova richiesta. I giudici, accogliendola in pieno, hanno deciso che la Cesarano potrà scontare la sua pena da casa sua al Rione Kennedy.

Il blitz dopo le denunce dei commercianti del Rione Kennedy

Gli arresti per il gruppo del Rione Kennedy di Secondigliano furono il risultato di un’intensa attività di indagine. Vicenda che interessò un’estorsione che vedeva come vittime due esercenti. Dal dicembre 2018 costretti a versare complessivamente la somma di circa 600 euro, con importi che variavano da 50 a 200 euro. Dunque proprio in occasione delle festività natalizie e in prossimità di quelle pasquali. Sulla scorta delle attività investigative portate avanti dalla Squadra mobile e dal commissariato di Secondigliano, furono predisposti appositi servizi di osservazione nei pressi degli esercizi commerciali taglieggiati.

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Quote anche di 200 euro versate ai Cesarano

A venire bersagliati i commercianti della zona con un episodio in particolare che rivela la volontà del gruppo di fare man bassa con estorsioni al Rione Kennedy e dintorni. E’ Pasqua quando il giovane Cesarano si reca presso un negozio della zona notando che in un locale affianco sono in corso dei lavori. Uno degli esercenti rivela a Cesarano che sta per aprirsi l’attività di un suo parente e così Cesarano junior con tono minaccioso gli dice: «Tu sai che questa è zona mia, che qui comando io, tu respiri l’aria mia e non mi vieni a chiedere permesso se puoi aprire un negozio? Cosa dovrei fare adesso? Dovrei spaccarti la testa?». Minacce neanche poi tante velate che costrinsero l’esercente a cedere alla richieste di pizzo e a consegnare 200 euro. Come rivelato da una delle vittime però le richieste non finirono lì: «Il giorno dopo si era presentato nuovamente Cesarano che aveva detto di aver litigato con la sorella perchè mi aveva riservato un trattamento di favore chiedendomi solo 200 euro e che, per trattare tutti i commercianti allo stesso modo, avrei dovuto dare altri 200 euro».

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