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martedì, Aprile 16, 2024
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Porta Capuana ostaggio dei tossici: «Abbiamo un buco dentro, ma nessuno ci aiuta a uscirne”

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La diffidenza verso il disturbatore del gruppo che prepara e si inietta le dosi acquistate poco prima a basso costo, appare inizialmente insormontabile. «Dai, dite subito di quale centro di recupero siete senza giri di parole». Felice, l’uomo che si rivolge in modo così brusco al cronista, ha 47 anni e un evidente logorio fisico a causa di una tossicodipendenza trentennale. A fargli compagnia gli amici del “buco”, zombie barcollanti che in pieno giorno a Porta Capuana in un sabato mattina qualunque consumano eroina alla luce del sole. In realtà il trend è continuo, anzi di sera l’attività è anche più intensa grazie all’oblio dato dalle tenebre. Infatti, nella zona a ridosso di piazza Enrico De Nicola e via Carbonara, l’illuminazione quasi non esiste.

La storia di Felice

Mano mano che i sospetti verso di noi lasciano spazio alla fiducia, cominciamo a dialogare con alcune di queste vittime della dipendenza da droga dalla quale non riusciranno mai ad affrancarsi senza un aiuto esterno. «Pensavo che Lei fosse della Polizia» confessa una donna che compare dal nulla evidentemente dopo essersi “fatta”. Felice, la persona che prima aveva eretto un muro, seduto su una panchina mentre alle sue spalle diverse persone si passano siringhe infette di eroina finalmente si apre e cerca di giustificare il tappeto di siringhe lasciato dai drogati che frequentano la zona.

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«Noi siamo costretti a stare qui all’aperto a Porta Capuana  – afferma Felice –  qualcuno ci dorme anche. Manca però un posto ricreativo dove possiamo stare, come invece succede in altre città. Vengono a farci solo domande e basta, qualcuno della Caritas ci dà qualche pasto caldo ma nulla più. Qui non c’è un cestino della spazzatura, dove buttiamo la roba?». In effetti tutto intorno non c’è un rifugio se non il varco di passaggio delle torri di Porta Capuana dove qualcuno ci ha lasciato le penne. E tranne la fornitura di metadone da parte del Sert e dell’Asl della zona niente appare strappare dall’abisso queste persone.

Anche le giornate di Felice trascorrono tutte uguali, tra il desiderio di soddisfare la voglia di droga e la speranza un giorno di uscirne. Ma, al momento, la battaglia per ripulirsi sembra invincibile. Il 47enne lo sa e si rammarica. «Sarebbe lunga spiegare del perchè ho cominciato» taglia corto. Poi aggiunge: «Da 7 mesi vivo in strada. Ho famiglia, una figlia di 28 anni e un figlio di 27 ma non volevo che mi vedessero tutto il giorno a casa fatto, ecco perchè me ne sono andato». In questo periodo di freddo stare continuamente all’addiaccio è dura. «Potrebbero dirmi: “Perché ti fai?’’. Io rispondo che per me è oramai come una medicina, se non mi faccio sto male. Dovrei prendere il metadone e non sempre riesco ad averlo, qualcosa che mi calmi la sera, avviare dei colloqui con gli psicologi. Di tutto questo non c’è niente». 

Il racconto di Michele

Insomma, molto più facile accusare questi tossici di sporcare il paesaggio invece di sostenerli nel viaggio all’inferno.  Alla nostra chiacchierata assiste anche Michele, 43 anni. Anche lui non nasconde nulla della propria esistenza malandata  «Noi ci abbiamo un buco dentro che riempiamo con la droga. Il buco però non si riempie mai del tutto» confessa mentre tiene al guinzaglio un bellissimo cane bianco. Anche Michele è in precarie condizioni fisiche, si è drogato da poco e aspetta che svanisca l’effetto per cercare un’altra dose. Un altro buco da riempire. Il suo rapporto con l’eroina è cominciato addirittura a 12 anni. «Siamo onesti: quando parti a usare droga ti piace pure, soddisfi una curiosità. Io – racconta – ascoltavo musica punk ed heavy metal da giovane, seguivo quegli artisti che facevano uso di sostanze stupefacenti». Pure Michele diventa ancora più malinconico ricordando i suoi affetti. «Ho una figlia di 19 anni, che non sa neppure che sono qui per consumare droga. Non approverebbe se lo sapesse». «Il problema della droga non ce l’hai da quando comincia ad usarla, comincia prima» chiarisce un altro dei presenti con sul braccio un nuovo ascesso per una siringa intrisa di eroina appena utilizzata per iniettarsi dose.

Le giornate di Michele e degli altri sono lunghe, troppo lunghe e funeste. «Se prendo il metadone, poi però assumo cocaina. Non ce la faccio a rinunciare, avrei bisogno di un aiuto fisico e morale. Io sto cercando una comunità che mi ospiti, ci entrerei subito ma so che ora è tutto più difficile a causa del Covid». 

L’allarme del territorio

«Il problema della tossicodipendenza è quello più urgente da risolvere in questa zona.  Soprattutto di sera questo si trasforma in un luogo oscuro, non solo nella stanza del buco. Ci sono persone di trent’anni, perlopiù napoletane, già difficilmente recuperabili e in pochi se ne preoccupano» afferma Giuseppe Maienza dell’Associazione Società San Vincenzo De Paoli, mensa di Poveri Porta Capuana che opera dal 1979. «Occorre un intervento a più livelli che coinvolgano associazioni, servizi sociali e sanitari, creare opportunità per i fragili – dice ancora Maienza –  Noi facciamo quello che possiamo ma è capitato più di una volta che a chiederci aiuto siano state persone affette da epatite contratte dal consumo di eroina morte perché non curate. Ci vuole una presa di coscienza generalizzata». 

I residenti chiedono controlli e l’installazione di telecamere. Il consigliere della Quarta Municipalità Armando Simeone la vede differentemente. «L’occhio deve esserci fisicamente con mediatori culturali, il controllo di Asia, prospettive di lavoro, un tavolo permanente e non un intervento sui clochard sporadico per fare show sui giornali. Vista anche l’alta presenza di stranieri per i vigili urbani è difficile dialogare». 

Ad essere coperta di siringe, anche l’area che delimita il cantiere dei lavori Unesco del posto. Ancora il consigliere municipale Simeone: «In questo passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova amministrazione qualcuno si è dimenticato che i lavori sono in corso da oltre 3 anni e questo ha contribuito ad alimentare il degrado a cui assistiamo. Di sera, in mancanza di illuminazione, molti individui consumano eroina a basso costo. Anche quando finiranno i lavori, la piazza la si lascia senza un’attrattiva e ai tossicodipendenti? È già successo dopo la conclusione degli interventi a piazza San Francesco e che in questi giorni abbiamo fatto di nuovo pulire».

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Antonio Sabbatino
Antonio Sabbatino
Iscritto all'Albo dei pubblicisti dall'ottobre 2012, ho sviluppato nel corso degli anni diverse competenze frutto dell’esperienza sul campo in ambito politico, sociale e di cronaca, sia bianca che nera. Sono stato conduttore radiofonico di programmi musicali presso Radioattiva, radio web napoletana e redattore e collaboratore di diverse testate online. Attualmente sono inviato per il quotidiano Roma, il più antico giornale napoletano, di InterNapoli.it che rappresenta una delle realtà più dinamiche del panorama giornalistico napoletano, campano, la neonata testata Tell che approfondisce i grandi temi politico-sociali a più livelli e Comunicare il Sociale rivista specializzata di Terzo Settore.
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