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venerdì, Aprile 19, 2024
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Maxi truffa da 40 milioni di euro alle multinazionali ad opera del clan La Torre

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Avevano messo in piedi diversi rapporti commerciali basati sull’assoluta affidabilità e fiducia con diversi marchi multinazionali. I nomi sono quelli dei leader indiscussi di settore, quali Coca Cola, Peroni, Parmacotto, Ferrero, Parmareggio e Olio Dante. Colossi del settore del food and drink internazionale, truffati come novellini. Certo non per demeriti del proprio staff, sia chiaro. Questa storia evidenzia le dimensioni delle attività criminali dei clan di camorra. Spiega, inoltre, la raffinatissima tecnica dei criminali e il livello raggiunto dalle operazioni. Queste sono le coordinate della maxi truffa creata ad arte da Arturo Salvatore di Caprio e dai suoi uomini. Come abilissimi broker hanno convinto le multinazionali interlocutrici, fino a conquistare la loro cosiddetta fiducia commerciale. Ed è proprio a quel punto che scattava la truffa. Gli ordini effettuati, puntualmente non venivano più pagati. Parliamo di centinaia di migliaia di euro non pagate alle aziende produttrici (le multinazionali, appunto).

Emissario dei La Torre artefice di maxi truffa alle multinazionali

Ma chi è Arturo Salvatore di Caprio? La sua storia parla chiaro, tanto quanto i faldoni dei tribunali e le inchieste sul suo conto. Di Caprio è il clan La Torre, dislocato nell’Italia centrale e settentrionale. I La Torre, signori di Mondragone e vicini al clan dei Casalesi, hanno allargato costantemente i loro orizzonti criminali. Come spesso è accaduto nella storia dei clan criminali italiani, la città di origine diventa la base, il fortino. Gli affari grossi si fanno fuori dai confini. Ed è questo il ruolo di Arturo Salvatore di Caprio: far fruttare la forza economica del clan La Torre, investendo pesantemente. E truffando, anche. La maxi truffa alle multinazionali quali Coca Cola, Peroni, Parmacotto, Ferrero, Parmareggio e Olio Dante, è stata ricostruita dalla Guardia di Finanza di Cassino e dai giudici del tribunale di Frosinone. Si parla di una truffa da circa 40 milioni di euro, tra conti non pagati e IVA non versata allo Stato.

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