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Il boss Giannelli impose il pizzo al truffatore: “Si è fatto il video su TikTok”

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Da diversi anni sono emerse nuove truffe informatiche che si realizzano inviando una mail alle vittime. Basta un logo contraffatto di una banca per estorcere illegalmente il numero della carta di credito o la password per il servizio di home banking. Questo raggiro telematico è conosciuto come phishing. Anche su quest’affare la criminalità ha messo gli occhi, così ai truffatori viene imposto il pagamento del pizzo in cambio dell’autorizzazione della camorra.

Truffatore estorto dal boss Giannelli dopo il video postato su TikTok

Alessandro Giannelli avrebbe mandato un’imbasciata ai malviventi, attraverso un cellulare in suo possesso nonostante fosse detenute nel carcere di Voghera, ricordandogli che dovevano pagare il pizzo al suo clan. Il retroscena è emerso grazie alle intercettazioni. Nel maggio 2022, l’affiliato al clan Licciardi, Gennaro Esposito, avrebbe parlato di una tangente di 50mila euro imposta ad un truffatore da parte del boss di Cavalleggeri. «3000 euro in mano a lui con le molle… tutte 20 e 50 euro teniamo i soldi… teniamo i soldi e faceva una cosa con le mani no? ha detto Alessandro, hai visto si è fatto quel video… ha detto mi devi mandare… mi deve dare altri 47mila euro».

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Dunque Giannelli avrebbe visto il video su TikTok nel quale si noterebbe il truffatore sventolare alcune banconote. Dopodiché il capoclan avrebbe preteso che l’uomo gli dovesse pagare 47mila euro, oltre ai soldi mostrati via social, poiché la truffa sarebbe stata realizzata nel quartiere di Cavalleggeri. 

Blitz contro il clan Licciardi

Ieri è stato condotto un maxi blitz contro il clan Licciardi. In manette è finito anche il reggente Paolo Abbatiello, che avrebbe preso rese in mano le redini della famiglia dopo l’arresto della lady camorra Maria Licciardi. Misura cautelare anche per il boss detenuto Giannelli che si teneva in contatto con l’esterno usando un cellulare.

«I Licciardi – ha detto il procuratore Nicola Gratteri durante la conferenza stampa – hanno un territorio determinato, come i Mazzarella, in cui i cittadini sono ospiti. In ogni attività -lecita o illecita – devono metterci il becco».

Per il capo della Procura di Napoli si tratta di «Una esternazione del potere, come lo è anche la gestione delle case popolari: stabilire a chi vanno significa gestire il potere. E’ tipico del comportamento mafioso. Le famiglie che sono state favorire dal clan. Quando sarà il momento di votare, quelle famiglie voteranno chi viene indicato dalla camorra. Gestire il territorio è preminente rispetto ai soldi, per esempio, delle estorsioni, perché consente di gestire un pacchetto di voti».

Ieri l’operazione è stata condotta dai carabinieri, coordinati della DDA di Napoli. Eseguite una misura cautelare emessa dal gip di Napoli su richiesta della Procura partenopea a carico di 22 persone (19 misure in carcere di cui 5 soggetti già ristretti e 3 agli arresti domiciliari). Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsioni, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, ricettazione e evasione, reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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