Sabato 25 gennaio 2020 alle ore 10 nella sala dell’Antico Refettorio della sede di Santa Maria La Nova (P.zza Santa Maria la Nova, Napoli) si è tenuto l’incontro organizzato dal Centro Euro-mediterraneo per l’apprendimento permanente dell’Università Telematica Pegaso, con la partecipazione anche dell’IC Socrate di Marano, sul tema “0-30” -Generazione tra istruzione ed educazione.
Al centro della riflessione il pensiero di Umberto Galimberti, direttamente portato da lui al mondo della scuola e dell’Università: istruire la mente, educare ai sentimenti, al pensiero critico e libero. Restituire dignità alla cultura, dare senso e valore alla partecipazione, soprattutto dei giovani.
L’incontro è stato introdotto dai saluti istituzionali del Rettore di Pegaso International, la Bioeticista Luigia Melillo, dal Direttore scientifico dell’Università Telematica Pegaso, il Giurista Francesco Fimmanò e dal videomessaggio del Sottosegretario del Ministero della Pubblica Istruzione, Giuseppe De Cristofaro.
Sono intervenuti la Filosofa Maddalena Bisollo, impegnata da numerosi anni nella diffusione di pratiche filosofiche rivolte, in modo particolare, al contesto didattico e socio educativo, il Filosofo e Docente dell’Università Telematica Pegaso Giuseppe Reale e la Pedagogista e Docente dell’Università Telematica Pegaso Giuseppina Iommelli.
Sala gremitissima di studenti, docenti, dottorandi, dirigenti scolastici, giornalisti e personalità del mondo della scuola e dell’Università, arrivati per ascoltare soprattutto la parola e le riflessioni del prof Galimberti.
Forte l’invito a superare” l’inerzia della mente, della sua passività, a favore di un pensiero critico, avventuroso, capace di incontrare nuove idee e di allargare i nostri orizzonti culturali.
Il tema “0-30. Generazione tra istruzione e educazione” mi ha sempre affascinato, non solo per la dinamicità con la quale è evoluto nell’arco degli ultimi decenni, ma specie per la storica complementarità che l’istruzione e l’educazione hanno esercitato lungo il loro sviluppo.
In una società che ci mostra , per dirla con Postman, bambini che “scimmiottano” gli adulti e adulti che
vagheggiano promesse di “ eterna giovinezza”, con una incapacità, spesso, di far fronte alle reali necessità
dei figli, che, tra difficoltà di decisione, mancanza di motivazione e di autonomia, stentano a diventare adulti,
privi di senso di progettualità, fanno fatica a crearsi un’identità; bambini e ragazzi che, in modo imitativo
rispetto a prodotti televisivi o audiovisivi, in Rete, agiscono già da piccoli bulli: la maggior parte delle fiction e
dei film che fanno da riferimento per questi studenti , tendono a trattare i fatti mostrati con le stesse modalità
dell’esperienza del reale, per cui la serie diventa vita quotidiana; in una società dove tende a scomparire il
confine tra delinquenza minorile e delinquenza adulta; in una società tecnologicamente avanzata dove si
registra un impoverimento culturale e relazionale; quale spazio di crescita individuale e collettiva
occupano i nostri giovani?
In una scuola che fa fatica a proporsi con autorità e autorevolezza, che non sempre riesce a sintonizzarsi
con i bisogni e le attese degli studenti; persa spesso dietro adempimenti , dove la figura del docente,
esitante tra azioni formative efficaci e vincoli burocratici e di routine, costituisce debole riferimento di
autorevolezza per i suoi alunni, la domanda è : chi e come deve presidiare l’area della formazione
alla persona?
Quali sono le modalità con le quali sollecitare le competenze relazionali, emotive e comunicative
dell’essere docente? È possibile essere un docente competente con la sola e piena conoscenza
critica dei contenuti della disciplina da insegnare? O meglio, la passione e l’entusiasmo che un
insegnante deve manifestare è sempre direttamente proporzionale alla sua stessa preparazione
tecnica?
In sintesi, è l’Educazione che deve guidare all’apprendimento dei saperi (Istruzione) , o è la cultura a
orientare gli studenti verso la metabolizzazione dei valori (Educazione)?
Certamente, dallo scenario sociale fin qui delineato, emergono con forza nuove istanze educative poste alla scuola; pertanto, non possiamo che pensare a un rinnovato paradigma pedagogico, a nuove forme di reclutamento ( risulterebbe più saggio e proficuo selezionare a monte solo persone che hanno doti naturali sintoniche a tali competenze e fortificare e arricchire il loro patrimonio conoscitivo); una scuola la cui qualità è data dall’esistenza di prassi e idee condivise, ,con la revisione dei linguaggi e delle pratiche che POSSANO INTERPRETARE le “differenze” come categorie.
Ogni singola realtà scolastica va pensata come un laboratorio permanente di ricerca organizzativa educativa e didattica nella quale, adottando il modello del miglioramento continuo, si studiano le condizioni per progettare azioni efficaci nella prospettiva del coinvolgimento diffuso di tutti i docenti.
E’ ormai “urgente” che si viva in un contesto accogliente e stimolante, caratterizzato da relazioni significative e da opportunità conoscitive, fondamenti delle esperienze di apprendimento e crescita di ognuno.
Che si realizzino, finalmente, didattiche efficaci ragionate accompagnate da una valutazione vissuta come
occasione di apprendimento e non imposta come assegnazione di premi e punizioni. E’ giunto il momento di
fornire risposte attendibili, affidabili ed efficaci, ai bisogni, materiali e non materiali, di ogni soggetto in
crescita e della comunità in cui vive e contribuendo alla costruzione di una nuova genitorialità.
Una scuola che ponga al centro la persona non può non sintonizzarsi con i bisogni e le attese degli alunni o non essere interessata al profondo processo di orientamento personale che, anche e soprattutto attraverso l’incontro con la cultura, si rende possibile.
Allora ritorniamo sul ruolo del docente e sulla sua competenza professionale. Riconoscere che la ricchezza culturale di un docente porti automaticamente lo stesso ad essere un saggio educatore e comunicatore seduttivo per gli alunni può essere considerato possibile.
Mi piace concludere con un pensiero di Galimberti: “In un contesto culturale che rinuncia a chiamare in causa i giovani e a viverli come risorsa anziché come problema,è necessario aprire un orizzonte di senso che contrasti la latitanza del pensiero e l’aridità del sentimento, permettendo a ciascuno di riconoscere le proprie capacità, di esplicitarle e vederle fiorire secondo misura”.
Giuseppina Iommelli