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venerdì, Marzo 29, 2024
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«Un regalo per i compagni del Vomero», il racket ai supermercati imposto dal ras ‘Bambulotto’

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Anche i supermercati erano finiti nel mirino dei Cimmino del Vomero finiti al centro dell’inchiesta per la gestione degli affari illeciti negli ospedali partenopei. Tra le personalità di maggior rilievo nel giro delle estorsioni figura Alessandro Desio ‘Sandro ‘o bambulott’ già protagonista di una maxi tangente da 400mila euro per un appalto al Cardarelli (leggi qui l’articolo). Come ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita qualche giorno fa Desio, inizialmente, contattava da ‘cane sciolto’ i dipendenti della società che gestiva una catena di supermercati. In pratica intimava a quest’ultimi di versargli la somma di 10mila euro per poter aprire un supermercato al Vomero. Successivamente, interveniva, con il suo carico e le sue pretese criminali, anche Salvatore Arena, un altro dei ras coinvolti nell’inchiesta. Addirittura, come ricostruito, era lo stesso Desio ad anticipare ai dipendenti della società la richiesta di “un regalo” per i suoi “compagni”. Successivamente Desio si recava presso un famoso supermercato del Vomero accompagnato da Arena per chiedere il pagamento di una ‘rata’ da 4mila euro.

Le indagini, a tal riguardo, traevano spunto da una conversazione datata 12 dicembre 2017, registrata presso l’abitazione di Andrea Basile, durante una delle consuete riunioni degli affiliati di maggiore spessore, in cui, presenti i vari sodali, questi discutevano, tra le altre cose, del ruolo di Desio nel sodalizio. Durate tale conversazione si accennava ad una verosimile attività estorsiva del valore di 10mila euro. Attività che Desio aveva posto in essere ai danni del titolare di un supermercato senza aver interpellato Basile. Lo stesso Arena, inizialmente, dichiarava di non saperne nulla:«Io ora l’ho saputo…cioè questo si è preso pure 10mila euro dal supermercato..e tu gli hai fatto tenere pure i 2mila euro sopra i soldi del Bingo..e faeciamogli fare proprio i comodi suoi a Sandro Bambulott!». Nell’ordinanza emerge l’assoluta caratura criminale di Desio indicato come vicino a Giovanni Caruson e un tempo fedelissimo del ras Giovanni Alfano.

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Gli articoli precedenti: le lamentele contro il boss Cimmino e il piano per escogitare un ‘finto pentimento’

Tra i tanti affari criminali svelati dall’ultima operazione che ha portato all’emissione di oltre 40 misure cautelari per la gestione da parte dei clan degli ospedali di Napoli figura anche una tangente da circa 400mila euro per un appalto all’ospedale Cardarelli. Un affare dove, anche questa volta, c’era la longa manus dei Cimmino del Vomero. Un clan attraversato da tensioni come si evince da alcune intercettazioni riportate nell’ordinanza firmata dal gip Marcopido. Al centro della contesa alcune somme che il boss Luigi Cimmino, grazie a suo figlio Diego Franco, avrebbe trattenuto per sè. Per tale episodio per un periodo al boss non sarebbe stata corrisposta la ‘mesata’ mensile poi ripristinata dopo una mediazione degli ‘amici di Marano’.

Le lamentele contro Cimmino

Vittima dell’estorsione sarebbe l’associazione temporanea di imprese composta dalla Cosap e dalla Co.Ge.Pa., aggiudicatarie dell’ appalto per la manutenzione straordinaria per l’adeguamento tecnologico del Cardarelli. A parlare è l’imprenditore Alessandro Desio con uno dei pezzi da novanta del gruppo, Giovanni Caruson. Desio allude ad un incontro avuto con il figlio del capoclan:«Mi ha detto che il padre si sta facendo la galera e gli ho detto che pure noi ci siamo fatti la galera per il Vomero e che il padre non si deve rubare niente. Sono andato pure io là quando si é chiuso questo lavoro e se li è presi Gigino hai capito? Sono 400mila euro».

L’articolo precedente: il ‘finto pentimento’ del boss Cimmino

C’è anche la descrizione di un ‘finto pentimento’ nelle oltre 412 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Marcopido, che questa mattina ha portato all’esecuzione di 40 arresti. Tra questi il boss e gli affiliati del gruppo Cimmino, storico sodalizio criminale del Vomero. Gruppo guidato da Luigi Cimmino che, come ricostruito nelle pagine del dispositivo, avrebbe esercitato per anni il controllo illecito delle attività economiche correlate alla gestione delle strutture ospedaliere del Cardarelli, del Monaldi, del Cotugno, del Cto, dell’azienda ospedaliere universitaria Federico II attraverso l’esercizio di sistematica pressione estensiva sulle imprese appaltatrici di beni e servizi delle suddette aziende sanitarie pubbliche, la corruzione dei pubblici ufficiali deputati alla cura delle procedure di aggiudicazione della gare di appalto di opere e servizi, il fraudolento turbamento del corso delle procedure amministrative e la falsificazione, materiale e ideologica dei vari atti».

Cimmino smascherato dalla Procura

Nell’ordinanza il gip specifica che il vecchio boss, benché risulti attualmente detenuto in regime di carcere duro, di fatto non ha mai cessato di riscuotere gli introiti delle attività illecite non solo sotto forma di “mesata” ma anche in via diretta, attraverso il figlio  Diego, percependo quote di rilevanti estorsioni. Egli, inoltre, avrebbe continuato ad esercitare il suo potere all’interno del sodalizio e a far valere il suo ruolo di capo, come si desume dalla circostanza che anche dopo un breve periodo in cui il clan sospese il pagamento della quota a lui e alla sua famiglia, quale ritorsione perché lui stesso e il figlio Diego si erano appropriati degli introiti di alcune estorsioni di notevole entità, ne ottenne il ripristino grazie ai suoi rapporti con i clan di Marano. Lo stesso Cimmino, come ricostruito, cercò di eludere il carcere duro con un ‘finto pentimento’. E’ il vecchio boss nel 2018 a manifestare subdolamente l’intento di aggirare il regime carcerario con un finto pentimento per poter ottenere i domiciliari e continuare a comandare.

Il piano del boss del Vomero

Proposito questo fallito con la Procura che, già dai primi colloqui esplorativi, riesce a comprendere i reali propositi di Cimmino. Scelta dunque che il boss del Vomero avrebbe intrapreso non per un reale intento di cambiamento e distacco dal dan bensì per alleviare le sue condizioni di vita carceraria. A ribadirlo è lo stesso Cimmino intercettato in carcere mentre spiega al telefono ai familiari il suo piano:«E’ una mezza collaborazione, hai capito? Per cercare di .. scansare, diciamo, questo 41 e per scansare, diciamo, la casa lavoro a 41, hai capito?Se accetto è l’unico metodo per scansare la casa lavoro».

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