Era sospettato di aver rubato a casa di suo zio, così il cugino Raffaele Petrone ed un amico Luigi Nasti vollero punirlo, sparandogli ad una gamba. E’ la storia di Luca Mangiapia, il 27enne che a Napoli, il 2 novembre 2023, dopo essere finito in una trappola perse prima il piede e poi la gamba sinistra. I proiettili, infatti, gli recisero l’arteria femorale e rischiò seriamente di morire. Ieri per i due sono arrivati consistenti sconti di pena: per entrambi infatti la condanna è stata ridotta a 4 anni e sei mesi mentre in primo grado entrambi avevano incassato 7 anni e quattro mesi ciascuno. Ad avere la meglio la linea difensiva degli avvocati Leopoldo Perone e Giuseppe Buondi (difensori di Petrone) e del penalista Riccardo Ferone che difendeva Nasti. Mangiapia fu ferito nel novembre 2023 anche se le accuse nei confronti dei due furono poi derubricate da tentato omicidio a lesioni gravissime. A far scattare il raid un semplice sospetto, quello relativo ad un furto che Mangiapia avrebbe compiuto a casa del cugino. Fondamentale per la ricostruzione della dinamica le dichiarazioni del padre della vittima che, ascoltato dai carabinieri, dichiarò :«Mio figlio Luigi (fratello della vittima ndr) mi raccontava che ad aver cagionato le ferite inferte a Mangiapia Luca erano stati i suoi cugini, tali Petrone Raffaele e Petrone Giuseppe (questi ultimi fratelli tra loro). In particolare, secondo quanto riferitomi da mio figlio Luigi, il motivo per cui i fratelli Petrone avevano fatto del male a Luca risiedeva nel fatto che gli stessi, credo la settimana scorsa, avessero subito un furto in abitazione di orologi di valore, soldi ed oro, ed incolpavano dell’accaduto proprio Luca sulla base di alcune videoriprese di sorveglianza. Sul punto, preciso di non sapere quale sia l’abitazione in cui si sarebbe verificato tale furto. Tali cose, Luigi mi diceva di averle apprese in quanto stanotte- prima di recarsi in ospedale – era stato contattato telefonicamente da sua zia, tale Petrone Monica la quale gli aveva chiesto di raggiungerla immediatamente a casa. A dire di Luigi, giunto presso tale abitazione aveva trovato, oltre alla zia Monica, anche i propri cugini che in tale frangente gli avrebbero detto che avrebbe dovuto recarsi in ospedale a vedere “se Luca è vivo o è morto perché gli abbiamo sparato”. Credo sia stato sempre in tale frangente che i Petrone abbiano raccontato a Luigi i motivi del gesto e, sempre secondo quanto raccontatomi da quest’ultimo, gli hanno anche mostrato dei fotogrammi estrapolati dalla videosorveglianza del luogo in cui si sarebbe verificato il furto di cui loro accusavano Luca quale autore. Preciso che Lugi mi ha detto che, in realtà, in tali fotogrammi si evinceva la presenza di più soggetti e di non essere assolutamente in grado di riconoscere senza ombra di dubbio Luca fra questi».