Stamattina Alberto Motta è morto in un tragico incidente sul lavoro al porto di Civitavecchia. L’episodio terribile si è verificato all’interno dello scalo marittimo alla banchina 25. Il giovane è deceduto durante le operazioni di movimentazione container. Il ragazzo avrebbe impattato con uno dei mezzi in maniera molto violenta e sarebbe morto sul colpo. Sul posto è giunta posto la capitaneria, i vigili del fuoco, il commissario di polizia di frontiera.
L’incidente è avvenuto nelle prime ore della mattina. Alberto era dipendente della società che gestisce nello scalo il terminal dei container. Le indagini sono affidate agli agenti della Polmare. “Non si può morire a 30 anni per lavoro… ciao Alberto Motta continua a tifare la nostra Lazio e il Civitavecchia anche da lassù“, scrive l’amico Andrea.
LO SCIOPERO DOPO LA MORTE DI ALBERTO
A proclamare lo sciopero le sigle Filt Cgil, Uil Trasporti, Firt Cisl, Ugl, Usb e Fast. “Le notizie sono ancora frammentarie e la Polizia di frontiera sta effettuando i rilievi per capire la dinamica dell’incidente mortale”, hanno fatto sapere in una nota Carlo Costantini e Marino Masucci, segretari generali della Cisl Roma Capitale Rieti e Fit Cisl Lazio.
“Siamo sconcertati, affranti, e non si può continuare a tenere la conta dei morti mentre monta il senso di impotenza e rabbia di fronte a quella che, a tutti gli effetti, è l’emergenza numero uno del mondo del lavoro – hanno denunciato i sindacalisti – Non si può avere vent’anni, avere tutta la gioia della vita davanti e poi, improvvisamente, l’incidente, qualcosa che non va e l’interruttore della vita si spegne. Tragedie che colpiscono giovani alle prime armi come uomini adulti e di esperienza nei cantieri, nei capannoni, sulle impalcature, nelle fabbriche, ovunque”.
