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mercoledì, Luglio 3, 2024
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Arresti contro la famiglia Bosti: boss, figli e genero finiscono nei guai

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Erano detenuti al 41bis ma sarebbe riusciti a dare incarichi direttivi ai loro uomini di fiducia, dirigendo le strategie criminali e imprenditoriali del clan Contini cercando anche di costringere “i pentiti” a non collaborare più con la giustizia.

Emerso anche questo dall’indagine della Squadra Mobile di Napoli, del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli, del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e dello Scico della Guardia di Finanza che ha portato all’esecuzione di una ordinanza emessa dal gip su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (pm Converso e Varone, coordinati dal procuratore Nicola Gratteri e dal procuratore aggiunto Rosa Volpe).

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Immobili intestati ai prestanome 

Disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di 4  persone appartenenti allo stesso nucleo familiare, due dei quali già detenuti, mentre ad altri nove indagati è stato disposto il sequestro di due immobili intestati a prestanome e di denaro, poco più di 353mila euro, ritenuti profitto di riciclaggio.

I reati contestati dagli inquirenti sono associazione mafiosa, minaccia, induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria,
riciclaggio e autoriciclaggio: a tre dei quattro si contesta l’associazione mafiosa. Le indagini hanno anche consentito di fare luce sull’inversione di strategia tra l’Alleanza e i rivali del clan Mazzarella tra i quali, fino a quel momento, c’era una sorta di “pace mafiosa”.

Gli stipendi agli affiliati

Gli indagati, sebbene in carcere, davano anche indicazioni sulla distribuzione degli stipendi agli affiliati. Due dei destinatari delle misure cautelari avrebbero anche riciclato i
proventi illeciti in società risultate intestate a dei prestanome. Si tratta di ditte che operano nella gestione dei rifiuti ferrosi, nella telefonia e negli affitti degli immobili.
In questa maniera sarebbero stati reimpiegati i soldi frutto di truffe messe a segno vendendo orologi di lusso “taroccati” a facoltosi imprenditori, anche all’estero.

I nomi degli arrestati

Sono state notificate a Patrizio Bosti, boss del clan Contini dell’Alleanza di Secondigliano, ai suoi figli Ettore e Flora Bosti, e al genero Luca Esposito, marito dell’altra figlia di Patrizio le nuove accuse formulate oggi dall’ufficio inquirente coordinato dal procuratore Nicola Gratteri e notificate da Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza.

Secondo quanto emerso dalle indagini Patrizio Bosti comandava e dava ordine e direttive, nonostante fosse al 41bis nel carcere di Parma. Anche il figlio, sottoposto allo stesso regime carcerario ma a Cuneo, ha impartito i suoi ordini, in particolare a chi era demandato alla gestione economica del clan, anche in maniera vessatoria.

La longa manus del boss Bosti

Flora Bosti viene invece ritenuta la longa manus del padre: la donna gestiva la cassa del clan grazie alla quale “manteneva” gli affiliati, le loro famiglie. Era lei ad occuparsi di investire i proventi illeciti e a tenere i rapporti con gli affiliati per conto del padre. Il reato di riciclaggio viene contestato anche al genero di Bosti, Luca Esposito, il quale, con la moglie Flora Bosti (altra figlia di Patrizio) metteva a segno le sue truffe vendendo gli orologi di lusso “taroccati” a persone facoltose in tutto il mondo, per poi riciclarne i proventi in società intestate a prestanome.

“Questo ci inguaia”, la famiglia temeva il pentimento di Ettore Bosti

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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