Un’organizzazione capillare. Capace di ritagliarsi un’ampia fetta di mercato degli stupefacenti tra Napoli e provincia. I Sorianiello, gruppo della ‘99’ di via Catone, hanno visto oggi comminarsi le condanne d’appello anche se non sono mancate le riduzioni rispetto alla stangata (circa quattro secoli di carcere ) del primo grado. In quell’occasione la Direzione distrettuale antimafia di Napoli (pm Sepe e Prisco) si era vista così riconoscere il reato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, il possesso delle armi da parte del clan, usate per la vigilanza armata delle piazze di spaccio e per le stese. Giuseppe Mazzaccaro, il famigerato ‘Peppe della novantanove’ e reggente del clan, ha rimediato vent’anni di carcere ma vedendosi riconosciuta la continuazione con altre sentenze: era difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Claudio Davino.
Condanne rideterminate anche per il ‘colonnello’ Carmine Fenderico che passa da 20 a 15 anni di carcere vedendosi già in precedenza riconosciuta la continuazione per l’omicidio di Desmond Oviamwonyi e del tentato omicidio di Morris Joe Iadhosa, avvenuti a Castel Volturno il 10 settembre 2020. Fenderico era difeso dagli avvocati Claudio Davino e Domenico Dello Iacono. Riduzione anche per un altro pezzo da novanta del clan, Simone Cimarelli, che ha rimediato 14 anni a fronte dei 19 del primo grado (difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Nicola Pomponio).
Le altre condanne per i Sorianiello
Tra le altre condanne spiccano 11 anni e sei mesi anni per Antonio Di Napoli ( in primo grado ne aveva rimediati addirittura 20, decisiva la strategia difensiva dei suoi legali Leopoldo Perone e Salvatore Landolfo), 11 anni per Emanuele Bevilacqua, 11 anni Nicola Caruso, 13 anni mesi per Silvio De Rosa, 10 e 11 anni per Angelo e Paolo Sansò (hanno ottenuto la continuazione con altre sentenze, difesi dagli avvocati Leopoldo Perone e Fabio Segreti), 7 anni per un altro colonnello come Antonio Marra, 16 anni per Antonio Ranieri, importante riduzione per Marco Mosella che si è visto riconoscere la continuazione con altre sentenze per cui da 20 anni e sei mesi ne ha rimediato la metà, 10 anni e sei mesi: fondamentale la strategia difensiva del suo legale, l’avvocato Rocco Maria Spina. Legale che incassa anche la riduzione per Alfonso Sorrentino che da 14 anni e sei mesi rimedia 10 anni.
Nel collegio difensivo gli avvocati Domenico Dello Iacono, Luca Mottola, Claudio Davino, Salvatore Impraddice e Giovanni Esposito Fariello. Gli imputati rispondevano a vario titolo rispondere di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga, tutti aggravati dalla finalità camorristica.
L’organizzazione dei Sorianiello
Il clan deve essere organizzato come un reggimento. Dove ognuno fa quello che ordina il capo. Un reggimento che deve garantire la sicurezza, la pace e la pulizia del quartiere per ottenere in cambio l’omertà degli altri abitanti. È questa la ‘lezione di camorra’ tenuta dal boss Alfredo Sorianiello ai suoi: vere e proprie direttive con tanto di rimproveri ai ras che orbitano nella ‘99’, la roccaforte del clan ubicata in via Catone al Rione Traiano. È forse questo uno dei passaggi più significativi contenuti nell’ordinanza firmata dal gip Leda Rossetti che lo scorso settembre decapitò il gruppo divenuto negli ultimi anni il vero e proprio ago della bilancia della camorra flegrea. La ‘lezione’ di Sorianiello senior viene ‘impartita’ ai sodali a casa del figlio Simone dopo un summit avuto dagli uomini del clan con i membri di un altro gruppo giunto armato nel rione. Il boss è adirato e non le manda a dire ai suoi:”Cercate di fare un po’ di punti per la 99. Cercate di fare gli uomini, un po’ bucchinari. Sembrate quattro scemi tutti qui in mezzo. Se viene all’improvviso qualcuno succede un casino”. Al boss non è andato giù quanto successo il giorno prima e non lesina critiche agli altri affiliati come Alfonso Sorrentino, Angelo Sansò e al suo stesso figlio Simone, accusato di essere troppo ‘morbido’.
