E’ un fiume in piena Luigi Cimmino, l’ex capoclan del Vomero che qualche giorno fa ha deciso di fare il ‘grande salto’ passando dalla parte dello Stato (leggi qui l’articolo). Tra le persone tirate il ballo dall’ormai ex boss c’è anche Marco Salvati, membro dell’associazione Croce di San Pio, già finito tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare che qualche mese fa scoperchiò la cupola fatta di commistioni e affari tra i clan dell’area nord per quanto riguarda la gestione degli ospedali di Napoli. Nell’ordinanza il gip scriveva che Salvati aveva «contribuito al rafforzamento e all’espansione della associazione mafiosa denominata clan Cimmino-Caiazzo-Basile versando sistematicamente nelle casse del clan, per il sostegno ai carcerati, parte dei proventi derivanti dalla propria attività». Cimmino, nei suoi primi verbali, ha ‘rafforzato’ quelle accuse spiegando come funzionava il ‘sistema’ e come sono nati i rapporti d’affari tra i vomeresi e lo stesso Salvati:
«Mi chiedete di precisare e di fornire dettagli in ordine ai rapporti intrattenuti da me e dal mio clan con gli imprenditori che ci versavano soldi dal 2013 in poi; al riguardo vi dico che con alcuni imprenditori c’era un rapporto di estorsione “pura”, nel senso che pagavano e basta, ovvero per poter lavorare tranquillamente dovevano “per forza” riconoscerci una percentuale da pagare o mese per mese o tre volte all’anno; tali erano le imprese di pulizie degli ospedali, quelli che fornivano il latte e le televisioni agli ospedali, quelli che facevano la manutenzione delle strade e dei giardini degli Ospedali e i bar. Altri imprenditori, invece, come per esempio Marco Salvati delle ambulanze, hanno cominciato a pagare a me e al mio clan una tangente, ma poi, con il tempo, siamo diventati “amici”; mi chiedete di spiegare con precisione tale concetto; vi rispondo che, per esempio. Marco Salvati quando voleva entrare nel business del trasporto ammalati o deceduti di un altro ospedale si rivolgeva a noi del clan chiedendoci di eliminare la concorrenza, o comunque ci chiedeva piaceri e favori anche lui a noi della camorra e nel frattempo ci riconosceva una percentuale».
Il ruolo di Marco Salvati e i rapporti con i Cimmino
Salvati era già finito nel mirino di precedenti inchieste della magistratura. Inoltre anche Fanpage aveva incentrato sulla sua figura il reportage ‘Croce nera’ sul monopolio delle ambulanze. Tra i loro affari il trasporto illegale dei defunti, il monopolio dei trasporti grazie alla corruzione e l’attuazione di pratiche illegali e violente. Era di 500 euro la somma che le persone erano costrette a pagare per portare via i malati dall’ospedale Cardarelli e portarli a casa, o viceversa. Nel 2005 finì in un’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli. Al tempo Salvati gestiva la Croce Cangiani ed era accusato di far parte di un sistema di racket delle ambulanze private. Fu condannato a sei anni con pena definitiva e interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di illecita concorrenza con minacce, ricettazione e lesione personale con l’aggravante del metodo mafioso. Con il passare degli anni Salvati ha dato vita alla Croce San Pio, associazione che non ha convenzioni con il pubblico ma che si occupa del trasporto privato dei malati.


