Dopo 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, emerge un elemento mai emerso prima che potrebbe dare una svolta decisiva al caso. Un muratore egiziano avrebbe consegnato ai carabinieri quattro oggetti potenzialmente collegati al delitto — un martello, un attizzatoio, una mazzetta e una piccozza — che sarebbero stati da lui recuperati anni fa, prima della bonifica della roggia di Tromello, vicino a una casa di famiglia delle gemelle Cappa.
Secondo quanto riportato da La Repubblica, questi strumenti non sarebbero dunque stati rinvenuti nel corso della recente perlustrazione del canale, ma affidati spontaneamente dal testimone, che ora potrebbe diventare figura chiave nell’inchiesta.
Intanto prosegue l’incidente probatorio. Come anticipa Il Corriere della Sera, l’attenzione si concentra sulle impronte digitali e sui profili genetici. Oltre al Dna già attribuito a Chiara Poggi e ad Alberto Stasi — trovato rispettivamente su resti della colazione e su una cannuccia dell’Estathé —, i periti analizzeranno anche le impronte latenti conservate per quasi due decenni su 34 fogli di acetato.
La procura pavese ha chiesto di estendere i test anche ad alcuni oggetti ritrovati nella spazzatura otto mesi dopo il delitto. Se collegamenti concreti emergeranno tra i nuovi reperti e l’ambiente del crimine, potrebbero riaprire scenari sinora mai considerati con chiarezza.
