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Clan Licciardi, agli affiliati non piaceva la gestione del tabellone: “Pensano solo ai fatti loro”

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Nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’esecuzione di 22 misure restrittive a carico di elementi attigui al clan Licciardi emergono chiaramente le tensioni interne alla cosca.

In particolare Salvatore Montanino viene intercettato mentre si lamenta con Salvatore Sapio della “cattiva gestione” di Luigi Carella, soprannominato “Gigino a gallina”, che pretendeva ingenti somme dai suoi collaboratori e gestiva il traffico di stupefacenti con metodi ritenuti eccessivi dagli stessi affiliati.

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In una conversazione del 22 dicembre 2022, Montanino racconta a Sapio: “Questi pensano solo ai cazzi loro… poi quando devono avere i soldi se ne passano per il cazzo che tu gli hai fatto qualche piacere”. Le lamentele riguardavano soprattutto la gestione del “tabellone”, ovvero la raccolta di denaro destinata al sostentamento degli affiliati in carcere.

Quando le richieste di Carella diventavano eccessive, gli affiliati si rivolgevano a Paolo Abbatiello, vertice del clan, per ottenere un ridimensionamento delle pretese. La struttura gerarchica del clan emerge così chiara: Carella controllava lo spaccio locale, ma qualsiasi conflitto o abuso doveva essere mediato da Abbatiello.

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