Minacce e ritorsioni per costringere le vittime a pagare i loro debiti. Erano feroci e spietati gli esponenti del clan Mallardo nella loro attività di recupero crediti. In un’occasione la vittima venne minacciata dagli esponenti della cosca locale con frasi esplicite:“ha detto li fa stroppiare … quello picchia pure a te …. voi lo sapete a casa di chi andate … quello è un pazzo scatenato”. Queste le frasi intercettate dagli inquirenti nel capo d’imputazione contestato a Giuliano Amicone ed Andrea Abbate. Vittima dell’estorsione un piccolo imprenditore di Giugliano nel settore della lavorazione del ferro, che aveva contratto un debito di 6mila euro, poi ridotto a 5mila, con un soggetto molto vicino al clan Mallardo. Quest’ultimo si era rivolto al boss Amicone per recuperare il suo credito.
Oggetto della vicenda è dunque un credito di seimila euro risalente a circa sette anni prima. Andrea Abbate spiegà alla vittima che avrebbe dovuto estinguere il debito attraverso un “contributo mensile” di 200 euro da versare presso un salone di barbiere a Giugliano: “ora l’impegno di 200 (duecento) euro al mese te lo puoi prendere?”, impegno che il debitore assicurava di poter mantenere. La scelta di utilizzare un locale del genere era tutt’altro che casuale, in quanto considerata la frequenza mensile dei pagamenti, l’accesso della vittima alla barberia non avrebbe creato alcun sospetto.
In una conversazione Abbate scoraggiava la vittima ad opporre qualsiasi resistenza alle pretese del suo creditore, sottolineando per l’ennesima volta l’indole aggressiva e l’imprevedibilità delle sue azioni: (“quello è un pazzo scatenato, 200 euro al mese non sono niente”).