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venerdì, Aprile 19, 2024
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Detenuti torturati nel carcere di S. M. Capua Vetere, gli audio e i video choc che hanno incastrato gli agenti violenti

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Nella mattinata odierna, i militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta e della Compagnia dei Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, unitamente al personale di Polizia Giudiziaria del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, hanno eseguito n. 52 ordinanze applicative di misure cautelari personali nei confronti di altrettante persone in servizio presso diversi uffici del Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria della Campania, principalmente presso la Casa Circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere.

Detenuti torturati nel carcere di S.M. Capua Vetere, gli audio e i video choc:

I Pubblici Ufficiali sono gravemente indiziati – a seconda delle loro diverse rispettive posizioni e partecipazioni soggettive, a seguire meglio specificate – dei delitti di concorso in molteplici torture pluriaggravate ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, falso in atto pubblico (anche per induzione) aggravato, calunnia, favoreggiamento personale, frode processuale e depistaggio. In particolare, ferma restando la presunzione di innocenza degli indagati fino ad una sentenza irrevocabile di condanna, sono state disposte ed eseguite, in data odierna:

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■ n. 8 misure cautelari applicative della custodia in carcere nei riguardi di un Ispettore Coordinatore del Reparto Nilo e n. 7 assistenti/agenti della polizia penitenziaria, tutti in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V.;

n. 18 misure cautelari applicative degli arresti domiciliari nei confronti del Comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti del Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano/Comandante del “Gruppo di Supporto agli interventi”, del Comandante Dirigente pro tempore della Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, della Commissaria Capo Responsabile del Reparto Nilo del medesimo istituto, di un sostituto commissario, di tre ispettori Coordinatori Sorveglianza Generale presso l’istituto e di n. 11 assistenti/agenti della polizia penitenziaria, sempre in servizio presso la Casa Circondariale di S.M.C.V.;

■ n. 3 misure cautelari coercitive dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza nei riguardi di tre ispettori della polizia penitenziaria, tutti in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V.;

n. 23 misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio rispettivamente rivestito, per un periodo diversificato, tra i 5 ai 9 mesi, nei confronti della comandante del Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziaria, Nucleo Regionale di Napoli, del Provveditore Regionale per la Campania, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nonché n. 21 +Assistenti/Agenti della polizia penitenziaria per la quasi totalità in servizio presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

Le indagini

Le indagini erano originate dagli eventi del 6 aprile 2020 successivi a delle manifestazioni di protesta di alcuni detenuti ristretti presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere avvenute tra il 9 marzo e il 5 aprile 2020, episodi che rappresentano l’antecedente rilevante alle violenze operate il successivo 6 aprile.

Il gip di Santa Maria Capua Vetere ha disposto gli arresti domiciliari per Gaetano Manganelli, ex comandante dell’istituto penitenziario casertano, adesso nel carcere di Napoli-Secondigliano, e per Pasquale Colucci, comandante del nucleo traduzioni e piantonamenti. Le misure cautelari sono state emesse dal Giudice su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere che ha coordinato le indagini dei carabinieri di Caserta sulle presunte violenze nei confronti dei detenuti, che sarebbero avvenute il 6 aprile 2020, durante una perquisizione disposta a seguito di una rivolta, nell’istituto penitenziario del Casertano. Le misure cautelari sono state notificate dai carabinieri e dagli agenti del Nic della Polizia Penitenziaria.

Il servizio de Le Iene

I parenti dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, a Caserta, ci hanno denunciato violenze contro i loro cari: “Siamo disperati, li hanno massacrati”, ha detto la moglie di uno di loro a Iene.it. Il Dap però nega ogni tipo di violenza. Ecco l’audio di una telefonata tra un detenuto e la famiglia
“300 poliziotti della penitenziaria ci hanno massacrato di botte”. Nuova denuncia di pestaggi che sarebbero avvenuti dentro il carcere di Santa Maria Vetere, a Caserta. Il Dap però nega

GLI AUDIO E I VIDEO DE LE IENE

https://www.iene.mediaset.it/video/lividi-pestaggio-detenuto-schiena_758608.shtml

Le accuse: “Molteplici torture ai detenuti e depistaggio”
I provvedimenti sono stati notificati dai militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta e della Compagnia dei Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, unitamente al personale di Polizia Giudiziaria del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. I Pubblici Ufficiali sono gravemente indiziati, a seconda delle loro diverse rispettive posizioni e partecipazioni soggettive, a seguire meglio specificate, dei delitti di concorso in molteplici torture pluriaggravate ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, falso in atto pubblico (anche per induzione) aggravato, calunnia, favoreggiamento personale, frode processuale e depistaggio.

Le torture

Le indagini sono originate dagli eventi del 6 aprile 2020, che sono successivi alle manifestazioni di protesta di alcuni detenuti ristretti nella casa circondariale ‘Uccella’ avvenute il 9 marzo ed il 5 aprile dello stesso anno. In particolare il 9n marzo, un gruppo di 160 detenuti del reparto ‘Tevere’ (diverso da quello ove poi si consumeranno le violenze del 6 aprile) dopo aver fruito dell’orario di passeggio, rifiutava di entrare nel reparto, protestando per la restrizione dei colloqui personali imposta dalle misure di contenimento del contagio da Covid. Senza che peraltro si verificassero tingili danni a strutture o forme di violenza (non ci sono state denunce). Il 5 aprile seguiva una ulteriore protesta, operata da un numero imprecisato di detenuti del reparto ‘Nilo’ ed attuata mediante barricamento delle persone ristrette, motivata dalle preoccupazioni insorte alla notizia del pericolo di contagio conseguente alla positività di un detenuto al Covid-19. La protesta rientrava nella tarda serata, anche mediante l’opera di mediazione e persuasione attuata dal personale di polizia penitenziaria del carcere.

La perquisizione straordinaria per pestare i detenuti: la verità nelle chat dei telefoni

All’esito della seconda protesta, nella giornata del 6 aprile, veniva organizzata una perquisizione straordinaria, generalizzata, nei confronti della quasi totalità dei detenuti ristretti nel reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Un intervento operato da circa 283 unità, costituita sia da personale appartenente alla casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere sia da personale facente parte del ‘Gruppo di Supporto agli interventi’, istituto alle dipendenze del provveditore regionale per la Campania Antonio Frullone.

La perquisizione venne attuata nei confronti di 292 detenuti allocati nel reparto Nilo. All’esito della successiva acquisizione delle immagini tratte dall’impianto di video-sorveglianza ritraenti alcune fase del relativo svolgimento (prova documentale confermata da numerose audizioni delle persone detenute) era conseguentemente contestata l’arbitrarietà delle perquisizioni, disposte oralmente, emergendo il reale scopo dimostrativo, preventivo e satisfattivo, finalizzato a recuperare il controllo del carcere ed appagare presunte aspettative del personale di polizia penitenziaria (dalle chat tratte dai dispositivi smartphone, poi sequestrati, emergeva la reale causale, ossia dare il segnale minimo per riprendersi l’istituto e motivate sul personale dando un segnale forte), essendosi conseguentemente utilizzato un atto di perquisizione.

La perquisizione risultava, di fatto, eseguita senza alcuna intenzione di ricercare strumenti atti all’offesa ovvero altri oggetti non detraibili, ma, per la quasi totalità dei casi, le immagini della video-sorveglianza rendevano una realtà caratterizzata dalla consumazione massificata di condotte violente, degradanti ed inumane, contrarie alla dignità ed al pudore delle persone recluse

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