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Elezioni 2015 a Giugliano, per il Gip non c’è prova del condizionamento della camorra

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Nell’inchiesta che ha portato in carcere 20 persone e 5 ai domiciliari, fiumi di inchiostro sono stati destinati alle elezioni amministrative tenutesi a Giugliano nel 2015 e nel 2020, alle quali Antonio Poziello (destinatario di ordinanza di custodia cautelare a Poggioreale) ha partecipato in qualità di candidato sindaco. Le prime elezioni videro il politico avere la meglio al ballottaggio sul candidato del centrodestra Luigi Guarino, mentre nelle seconde, tenutesi a settembre del 2020, causa Covid, al secondo turno Poziello fu sconfitto da Nicola Pirozzi.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti in ambo le competizioni l’ex sindaco avrebbe goduto dell’appoggio di Andrea Abbate, imprenditore di Giugliano ritenuto organico al clan Mallardo.

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A tal riguardo si legge negli atti che “l’indagine ha consentito di accertare il condizionamento da parte del clan Mallardo – per il tramite di Abbate – delle elezioni comunali del 2015 e del settembre 2020 e l’asservimento della giunta Poziello (dal maggio del 2015 al febbraio del 2020) agli interessi del clan con Abbate principale anello di collegamento tra il reggente del clan Mallardo, Domenico Pirozzi e gli esponenti politici locali”. 

Delle elezioni 2015 ne parla il collaboratore di giustizia Filippo Caracallo (deceduto nel 2020), dicendo che Poziello avesse ricevuto sostegno elettorale dall’ala scissionista
dal clan Mallardo (gruppo delle Palazzine).

“Il sindaco Poziello non è stato appoggiato da noi per essere eletto. So invece che è stato appoggiato dal gruppo delle palazzine. Infatti parlando con Michele  Di Biase (vittima di lupara bianca) e Omissis, non ricordo bene con chi dei due, ed anche con Omissis 2 Omissis 3, questi dicevano a me, che loro si erano dati molto da fare per far eleggere il Poziello. In quel periodo non c’era ancora stata la scissione e non era ancora neanche scomparso Michele Di Biase. Questi soggetti delle palazzine in quel periodo facevano parte del clan Mallardo”. 

Lo stesso Andrea Abbate, intercettato attraverso un captatore informatico installato nel suo smartphone (2 gennaio 2020), faceva presente di aver fortemente sostenuto la candidatura di Antonio Poziello nel 2015. Abbate si vantava del fatto che il sindaco Poziello avesse vinto le elezioni anche in ragione del sostegno che lui stesso gli aveva assicurato e raccontava di aver ricevuto grandi gratificazioni dal primo cittadino, con il quale aveva instaurato un intenso e confidenziale rapporto. L’imprenditore confidava, inoltre, ad un suo interlocutore di aver ricevuto da Antonio Poziello, in cambio dell’impegno profuso in suo favore, l’assunzione di una sua parente per lo svolgimento di incarichi collegati ai servizi sociali (“Niente ci da… un 500 euro al mese … però è partita. .. non ho mai avuto queste soddisfazioni”.)

 

Il giudice Federica Colucci non ha ritenuto fosse stata raggiunta la gravità indiziaria per l’accusa di patto elettorale politico mafioso (416 ter) a carico di Poziello ed Abbate. “Le dichiarazioni di Caracallo non hanno trovato riscontro nelle conversazioni intercettate. In tali conversazioni emerge chiaramente il sostegno, anche economico, dato da Andrea Abbate a Antonio Poziello in occasione delle elezioni del 2015. Ma non risulta provato che tale appoggio sia stato fornito da Abbate quale partecipe del clan Mallardo.
Nel presente procedimento la affiliazione di Abbate risulta contestata dal 2019 e non risultano in atti sentenze, anche non definitive, che abbiano accertato una sua affiliazione pregressa risalente al 2015. […] Permane dunque una lettura alternativa delle conversazioni citate, e cioè che l’ appoggio elettorale nel 2015 sia stato dato da Abbate a titolo personale ed al fine di ottenere favori personali (quali la accertata assunzione di una parente)”.

Negli atti dell’ordinanza più volte vengono tirate in ballo somme di denaro, frutto di mazzette ottenute dalla concessione di appalti e/o permessi rilasciati dal Comune di Giugliano, che Poziello avrebbe dovuto riconoscere al clan nel periodo di sindacatura (2015-2020) in base ad accordi stabiliti. “Tuttavia – scrive il gip – ciò che manca in atti è la prova di quando siano stati fatti questi accordi. Non emergono infatti elementi di prova che dimostrano che le somme di denaro che Poziello doveva versare al clan e che nel periodo di reggenza Pirozzi reclamava, erano frutto di accordi assunti prima ed in funzione delle elezioni del 2015 e non in un qualunque momento successivo alle stesse.
Deve pertanto concludersi che rispetto al capo 15 (patto elettorale politico-mafioso per le elezioni comunali del 2015) gli elementi di prova in atti non integrano la gravità indiziaria richiesta a fondamento della emissione di una misura cautelare”.

Il gip ha, infatti, evidenziato come nel 2020 Poziello fosse a conoscenza delle vicende giudiziarie di Abbate, coinvolto in procedimenti penali nei confronti di esponenti del clan Mallardo, diversamente da quanto invece ipotizzato per il 2015.

L’ex primo cittadino Antonio Poziello non dovrà, dunque, rispondere dell’accusa di 416 ter per quanto riguarda le amministrative del 2015, diversamente da quanto contestatogli per quelle successive del 2020. 

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