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Fiumi di droga dal basso Lazio a Marano, sconti in appello per il gruppo Prisco

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Fiumi di droga sull’asse Basso Lazio-Napoli, arriva una raffica di sconti in appello per la banda capeggiata da Aniello Prisco. La svolta si è avuta ieri dinnanzi alla Corte d’appello di Napoli (VI sezione) che ha condannato gli imputati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio aggravate dall’ingente quantità.

Sconto per Aniello Prisco condannato a 9 anni e sei mesi (rispetto ai 10 anni e 10 mesi del primo grado) con il pubblico ministero che aveva chiesto 18 anni di reclusione.
Ferdinando Prisco a 4 anni e 8 mesi (primo grado 5 anni, richiesta pm 9 anni);
Pasquale Moio a 5 anni e 10 mesi di reclusione (primo grado 7 anni, riconoscendo il vincolo della continuazione con una precedente condanna, il pm aveva chiesto 12 anni);
Gaetano Simeoli a 5 anni di reclusione (primo grado 7 anni, richiesta pm 12 anni);
Giovanni Cuomo a 4 anni e 8 mesi (primo grado 5 anni e 8 mesi, il pm ha chiesto 12 anni).

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Buon risultato dunque per il collegio difensivo, composto dagli avvocati Claudio Davino, Luigi Poziello, Francesca Davino, Antonio Dell’Aquila, Mauro Zollo.

Il fatto

Quanto alle accuse, l’organizzazione disarticolata con il blitz di giugno scorso sarebbe stata operativa a Marano di Napoli, in altri comuni limitrofi e con propaggini anche in territori del basso Lazio, e avrebbe movimentato la droga mediante l’utilizzo di veicoli appositamente modificati con la predisposizione di vani per l’occultamento dello stupefacente.

La droga sarebbe arrivata in aereo a Fiumicino e, attraverso le auto, giunta in Campania, da dove poi ripartiva per essere smerciata nel basso Lazio e, in particolare, sul litorale di Formia.

A finire in arresto erano così stati Aniello Prisco, il figlio Ferdinando Prisco, Pasquale Moio, Giovanni Cuomo, Gaetano Simeoli, Alfonso Bianco e Andrea Lago.
Tra gli indagati, in tutto otto, ma non destinatario di misura cautelare, c’era anche Mario Mancinelli.

La base della holding, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stata la concessionaria gestita da Aniello Prisco: proprio in quella sede, infatti, i presunti narcos, tra il 2021 e il 2022, avrebbero organizzato diversi traffici di stupefacenti.

In merito a quest’ultimo aspetto, i riscontri non sono poi mancati. Durante le indagini, infatti, gli investigatori che hanno condotto l’inchiesta, in occasione di due distinte operazioni, hanno sequestrato:

  • un carico di 74 chili di hashish,

  • un secondo da 6,4 chili,

  • un terzo da 19,3 chili,

  • e un quarto da oltre 100 chili.

Quantitativi allarmanti, e soprattutto sufficienti a rifornire decine di basi di spaccio dislocate tra l’hinterland flegreo e il Lazio. Da qui la richiesta complessiva di 70 anni di carcere.

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