E’ una ferita che ancora si fatica a curare del tutto. Una macchia quasi indelebile che ha sporcato – e ancora sporca – la reputazione di Napoli e della Campania nel mondo. Parliamo della crisi dei rifiuti, dell’emergenza “monnezza”. Che poi, ad essere precisi, non ne è stata certo una soltanto. Ne sono state varie e di diversa durata e intensità. La maggior parte delle quali – se non tutte – nate da manovre politiche mirate e pensate ad hoc. Leggere i chilometrici atti della magistratura che ha indagato sul fenomeno per credere. Fatto sta che, smascherato il sistema “monnezza”, le crisi sono finite. Certo non si può parlare di magia. Difatti non lo è affatto. Semplicemente si è cominciato a fare la differenziata, le politiche cittadine e regionali hanno lottato per un ciclo integrato dei rifiuti virtuoso. O almeno in buona parte: l’inchiesta Bloody Money di Fanpage.it ha rivelato come ancora scorra del veleno nelle vene della burocrazia Campana. Insomma, si è sempre vigili sul tema. A maggior ragione, dopo l’allarme lanciato dal Presidente De Luca. Di seguito il virgolettato.
«C’è il problema di una possibile emergenza. Insisto nel parlare un linguaggio di verità. Non siamo garantiti di fronte a una nuova emergenza e non ce lo possiamo consentire. Se dobbiamo aprire 10 siti di stoccaggio, ne apriremo anche 20 perché ciò che conta è non avere rifiuti per strada. Siamo messi in guardia faremo in modo che non si determini una catena rifiuti in strada. La priorità assoluta è non avere rifiuti per strada».
