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giovedì, Marzo 28, 2024
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Le mani del clan dei Casalesi su caffè e bingo, condannati i fratelli del ‘padrino’

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Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), ha condannato i fratelli Francesco e Massimo Russo, fratelli del capoclan Peppe Russo, detto «il padrino», (ritenuto fedelissimo del boss Francesco Schiavone «Sandokan») rispettivamente a 16 anni e mezzo e 17 anni di reclusione nell’ambito del processo sulla gestione illegale delle slot machine che il 15 settembre del 2015 portò la Dia, coordinata dalla Dda di Napoli, ad eseguire 44 misure cautelari.

L’indagine evidenziò gli interessi del clan anche nei settori delle sale bingo, nella distribuzione del caffè, e nella gestione dei cavalli da corsa. In quell’occasione, infatti, fu arrestato anche un fantino di fama, Mario Minopoli (difeso dagli avvocati Paolo Trofino e Alfredo Marrandino), che aveva condotto un cavallo, Madison Om, di proprietà, secondo la procura antimafia, di Massimo Russo. Al fantino veniva contestata l’intestazione e l’interposizione fittizia con l’aggravante di avere agevolato un clan mafioso. Il pm aveva chiesto per lui quattro anni e mezzo di carcere. Il giudice però ha escluso l’aggravante e dichiarato prescritto il reato.

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Condannato il collaboratore di giustizia Roberto Vargas, a due anni e otto mesi. Poi, pene tra 8 e 10 anni sono state inflitte ad alcuni imprenditori. Dodici anni e mezzo sono stati comminati, invece, a Giugliano Martino (detenuto al 41 bis), cognato di Massimo Russo, esponente di spicco del gruppo Russo e della fazione Schiavone del clan dei Casalesi.

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