Veronica Sposito riusciva a garantirsi il silenzio delle ragazzine e dei ragazzini sotto minaccia. E’ quanto riferito ai carabinieri dagli stessi studenti sentiti nel corso delle indagini che hanno portato all’arresto della professoressa di sostegno dell’istituto ‘Catello Salvati’ con l’accusa di maltrattamenti, violenza sessuale, induzione al compimento di atti sessuali e corruzione di minorenne, commessi in danno di alcuni studenti – tutti minori di 14 anni – della scuola media del predetto istituto.
Più volte spunta fuori nell’ordinanza il nome di un certo Tonino, che l’insegnante dice essere in alcuni casi il suo fidanzato ed in altri suo marito, ed indicato come un carabiniere (o comunque come appartenente alle forze dell’ordine). Grazie alla relazione sentimentale con Tonino, la professoressa 37enne avrebbe potuto far arrestare i ragazzini se avessero raccontato quanto accadeva all’interno della Saletta o svelato i contenuti delle chat di Instagram. Lo hanno ripetuto con convinzione le giovanissime vittime prima ai propri genitori e successivamente ai carabinieri, un modo per far restare segrete le “reiterate condotte di carattere sessualizzante” di cui si è resa protagonista la professoressa, accusata di aver portato durante l’orario scolastico in un’aula riservata della scuola un gruppetto di studenti e di aver ripetutamente mostrato loro del materiale video pornograco, invogliando alcuni di loro a scambiarsi effusioni sessuali.
Un quadro accusatorio ricco, in cui spicca il presunto abuso perpetrato dalla 37enne ad un suo alunno, al quale gli avrebbe praticato sesso orale. Accuse dalle quali questa mattina l’insegnante si è difesa nel corso dell’interrogatorio di garanzia durato circa 3 ore all’interno del carcere di Benevento.