Otto omicidi avvenuti durante la cosiddetta seconda faida di Scampia ricostruiti dalle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, culminate poi nell’esecuzione di 16 misure cautelari per boss e ras degli Amato-Pagano e della Vanella Grassi. Le indagini, condotte anche attraverso dettagliati riscontri a dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno consentito di confermare ulteriormente la riconducibilità della cosiddetta seconda faida di Scampia alla decisione degli esponenti del clan Vanella Grassi di scindersi dal clan Di Lauro e confluire nel clan Amato-Pagano, a sua volta formatosi nel 2004 quando un gruppo di elementi di vertice del clan Di Lauro, i cosiddetti Scissionisti o Spagnoli, fuoriuscirono dal clan Di Lauro dando origine alla cosiddetta prima faida di Scampia che, protrattasi fino al 2005, causò circa 70 omicidi consumati.
Nella sentenza emessa stamattina per quegli omicidi non sono mancate le sorprese. Per l’omicidio di Lucio De Lucia, ras dei Di Lauro e padre di Ugo, nonostante l’iniziale richiesta di ergastolo e le accuse di ben sei collaboratori di giustizia Rito Calzone è stato assolto: tutto merito della linea difensiva dei suoi legali Luigi Senese e Lucia Boscaino (dello studio Senese) che sono riusciti a cancellare le accuse per il loro assistito. Una clamorosa assoluzione che premia in pieno la strategia della difesa. Ha evitato l’ergastolo invece, sempre per lo stesso omicidio, il boss degli Scissionisti Cesare Pagano che, difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono, schiva il carcere a vita incassando trent’anni. Cesare Pagano era imputato per cinque omicidi ma, grazie alla linea della difesa, si è visto concedere le attenuanti generiche e dunque ha rimediato la condanna a trent’anni complessivamente per tutti gli omicidi contestatigli. Niente ergastolo per lui. Un risultato eccezionale per la difesa se si considerano i delitti in cui veniva tirato in ballo.
In riferimento invece all’omicidio del ras dei Di Lauro Giuseppe Pica (ucciso in quanto colonnello del clan del Terzo Mondo) Calzone (nonostante l’iniziale richiesta di ergastolo) ha rimediato soltanto venti anni (difeso da Luigi Senese) evitando così anche in questo caso il massimo della pena, Cesare Pagano trent’anni (e come anticipato in precedenza con concessione delle attenuanti generiche), venti anni per Enzo Notturno mentre Carmine Pagano detto ‘Angioletto’ (difeso in tandem dall’avvocato Luigi Senese e dall’avvocato Domenico Dello Iacono) ha rimediato trent’anni nonostante la richiesta di ergastolo con concessione delle attenuanti generiche. Altro risultato degno di nota dunque. Per l’omicidio di Luigi Magnetti ‘o mocill, altro delitto eccellente della seconda faida, oltre a Cesare Pagano condannato all’ergastolo Salvatore Petriccione, mentre Renato Napoleone (difeso da Domenico Dello Iacono) evita l’ergastolo e incassa trent’anni mentre rimedia vent’anni Davide Francescone (quest’ultimo difeso da Luigi Senese).
Per omicidio Carmine Fusco invece ergastolo per Luca Raiano e dieci anni per Fabio Magnetti. Per omicidio di Salvatore Cardillo il ras Salvatore Frate (difeso da Massimo De Marco) ha rimediato venti anni. Per omicidio di Salvatore Ferrara condannati Cesare Pagano, Salvatore Petriccione e Luca Raiano. Per omicidio di Luigi Giannino ergastolo per i ras dei Di Lauro Nunzio Talotti e Raffaele Musolino.