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venerdì, Marzo 29, 2024
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Omicidio Vincenzo Ruggiero, colpo di scena. Guarente: “Vi dico chi è il mio complice ancora libero”

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A quasi un anno dall’omidicio dell’attivista gay Vincenzo Ruggiero, ucciso ad Aversa a colpi di pistola e poi fatto a pezzi, l’assassino reo confesso Ciro Guarente, in carcere più o meno dallo stesso periodo, avrebbe deciso di fare il nome del secondo complice – il primo, Francesco De Turris, è già in cella – che lo avrebbe aiutato nella fase di pianificazione del delitto. Si tratterebbe di una persona che fu anche sentita come testimone dagli inquirenti della Procura di Napoli Nord nei momenti successivi sia al delitto – avvenuto il 7 luglio 2017 – che alla cattura di Guarente, effettuata oltre venti giorni dopo l’omicidio, il 29 luglio.

La decisione del 36enne Guarente giunge a pochi giorni dall’inizio del processo con rito abbreviato, che si terrà a partire dall’11 luglio davanti al Gip di Napoli Nord Gabriele Finamore; una mossa difensiva per tentare di alleggerire la posizione dell’ex marinaio; non sarà facile ovviamente evitare l’ergastolo, vista la confessione di Guarente e le aggravanti, come la premeditazione, contestate dalla Procura.

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Già ieri il legale di Guarente, Dario Cuomo, aveva annunciato di aver depositato in Procura la documentazione relativa ai presunti abusi sessuali subiti da Guarente quando era minorenne, ad opera del parroco della chiesa che frequentava, a Ponticelli; una scelta dettata dallo scopo di “umanizzare” la figura del 36enne, incensurato fino al momento in cui ha deciso di uccidere quello che lui pensava fosse il suo rivale in amore. Guarente farà il nome del complice nel corso dell’interrogatorio – non ancora fissato dal sostituto Vittoria Petronella – che si terrà a breve, prima dell’inizio del processo. L’ex marinaio, divenuto poi dipendente civile della Marina, ha collaborato con gli inquirenti con il contagocce, ma quando lo ha fatto, ha fornito un contributo importante per ricostruire quanto accaduto prima e dopo il delitto: fu così subito dopo l’arresto, quando Guarente fece al pm il nome di Francesco De Turris, sua vecchia conoscenza del quartiere napoletano in cui è cresciuto, Ponticelli, che gli avrebbe fornito la pistola usata per uccidere Ruggiero.

De Turris fu fermato dai carabinieri poco dopo l’indicazione di Guarente. Non è improbabile che accada anche questa volta. Come De Turris, anche l’altro complice avrebbe aiutato l’ex marinaio durante la fase di preparazione del delitto.

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