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martedì, Aprile 23, 2024
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Paradosso camorra, parenti del clan chiedono aiuto allo Stato: minacciati dai nuovi ras

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Nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Pietro e Pasquale Cristiano, è emerso un dettaglio inquietante. Ad Arzano, gli esattori del clan non risparmiavano proprio nessuno. Nessuna distinzione tra imprenditori, negozianti e contrabbandieri di sigarette tanto che a finire vittima delle estorsioni del clan della 167 anche i cugini del boss Ciro Casone ucciso nel centro ab-bronzante nel 2014 e il cognato di Francesco Favella (alias ’o cecce), pezzo da novanta del clan Moccia. Tanto vessati gli imprenditori con le parentele scomode, da costringerli a presentare denuncia. Tre rate da pagare a Natale, Pasqua e Ferragosto imposte – si legge nell’ordinanza – da Giuseppe Monfregolo, detto ” o uallarus”,che li invitava di mettersi “a posto con gli amici di Arzano” e che le cose erano cambiate e che sarebbero dovuti recare presso l’abitazione di Pietro Cristiano, presso le palazzine de-nominate “167 di Arzano”.

Cambiamento delle cose a loro prospettato dal Monfregolo a seguito dell’omicidio di Ciro Casone. Alla luce della gravità delle minacce loro indirizzate “Già sai quello che è successo vedi tu cosa vuoi fare” con chiaro richiamo all’omicidio del cugino e, quindi, al serio pericolo anche per la loro vita, decisero di “mettersi a p-sto” con “gli amici di Arzano”, pagando la somma di 700 euro – “concordata” a seguito della richiesta iniziale di euro 1.000 euro in occasione della “convocazione” presso le palazzine della “167 ” al cospetto di Giuseppe Monfregolo, Pietro Cristiano e Pasquale Cristiano- in occasione delle “tradizionali” ricorrenze di Pasqua, Ferragosto e Natale. Tuttavia, ad un determinato momento di questa parabola estorsiva, si innesta l’intervento di tale “Lello” (rimasto allo stato non meglio identificato) – scrivono i magistrati – che nel mese di maggio del 2017, premettendo che “le cose non stavano bene” rimodula la richiesta estorsiva, innalzandola al pagamento della somma – stavolta mensile – di 300 euro. Stavolta la pretesa estorsiva risulta talmente esorbitante da non poter essere accettata, dai parenti titolari di attività, che decidono così di rivolgersi alle Forze dell’Ordine.

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