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venerdì, Marzo 29, 2024
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Patto tra i Bidognetti e il clan Mallardo: “Il gruppo di Giugliano dei Casalesi erano guidato da loro”

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C’è un doppio filo che lega Giugliano con il clan dei Casalesi. La cosca casertana, fin dagli anni ’80, aveva ramificazioni forti nella terza città della Campania. In particolare il clan Mallardo sono stati sempre forti alleati con la fazione dei Bidognetti. Era il 17 dicembre del 1980 quando venne uccisa Mena Morlando, la giovane insegnante morta in un agguato camorristico. Si ritrovò a diventare lo “scudo umano” di Francesco Bidognetti, colui che sarebbe diventato, di lì a poco, uno dei boss della sanguinaria armata del clan del Casalesi. Bidognetti era a Giugliano in soggiorno obbligato e finì nel mirino del clan rivale: vecchi esponenti della Nuova Camorra Organizzata, affiliati al boss Raffaele Cutolo.

Bidognetti riuscì a salvarsi, Mena no. Fu centrata da un colpo di pistola alla testa che non le diede scampo. Mena quel giorno era scesa di casa per raggiungere una lavanderia poco distante, ma nel corso del tragitto a piedi si è trovata coinvolta nell’agguato diretto a colpir Francesco Bidognetti. I familiari, su tutti il fratello Francesco, si son battuti negli anni perché Mena fosse riconosciuta quale vittima innocente di camorra. Il magistrato Raffaele Cantone ha adottato questa terribile vicenda e nel corso di numerosi interventi pubblici ha sempre sottolineato la matrice camorristica dell’assassino di Mena.

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In questi anni gli affari tra il clan Mallardo (vincitori della guerra con i Maisto) ed i Casalesi si sono sempre più rafforzati. Insieme all’Alleanza di Secondigliano costituivano il cosìdetto gruppo misto che imperversava sul litorale Domizio-flegreo.

Anche lo scorso anno fu scoperta una cellula dei ‘nuovi Casalesi’.

Nel blitz eseguito due giorni fa, che ha portato all’azzeramento della fazione Bidognetti, è stata sottolineata l’esistenza di un’ala Giuglianese dei Casalesi che faceva capo a Salvatore Sestile, ex titolare de La Contessa, deceduto per Covid nel febbraio dell’anno scorso.

Altro referente dei Casalesi a Giugliano è Giovanni Della Corte (fazione Schiavone). Nel maggio 2020 fu intercettato mentre discuteva con Bianco Franco e Di Telia Giuseppe di una riunione alla quale Bianco aveva partecipato alla quale erano presenti Garofalo Nicola, chiamato Badoglio, Barbato Francesco ed esponenti del clan Maliardo di Giugliano in Campania, nel corso della quale Garofalo reclamava il controllo sulle attività illecite realizzate nei territori di Parete e Lusciano; è la medesima conversazione nel corso della quale si discute della istituzione di una “cassa comune” tra le due fazioni.

Della Corte teneva, inoltre, i rapporti con le altre fazioni del clan dei Casalesi, segnatamente con l’ala Bidognetti – interloquendo a tal fine con  Giosuè Fioretto — con il gruppo casalese di Giugliano, rapportandosi a Giuseppe Granata ed al suo referente Salvatore Sestile (deceduto) ed altresì con la componente dell’associazione facente capo alla famiglia Zagaria.

In particolare, secondo l’accusa, “il Sestile impartiva le direttive per l’estorsione agli imprenditori ed il Granata teneva i rapporti con gli stessi e con l’intermediario Biagio Francescone, intimidendoli all’occorrenza anche con la spendita di riferimenti al clan Zagaria, procedendo, poi, ad incassare le somme di denaro così estorte. Con l’aggravante di aver commesso il fatto con il tipico metodo intimidatorio mafioso ed al fine di agevolare l’associazione camorristica del clan dei Casalesi ed in particolare il gruppo di Giugliano della fazione Schiavone, facente capo a Salvatore Sestile”. 

(foto articolo arrestati da cronache di Napoli)

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